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Meloni in Emilia-Romagna. Danni ingenti a raccolti e 50mila posti di lavoro a rischio

La Presidente del Consiglio assicura: "Il Governo c'è. Rinasceremo più forti"

Agroalimentare, Economia
Meloni in Emilia-Romagna. Danni ingenti a raccolti e 50mila posti di lavoro a rischio
(Teleborsa) - Al suo ritorno dal G7 di Hiroshima, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha visitato i luoghi flagellati dal maltempo in Emilia-Romagna, scendendo in strada fra la gente e assicurando che "il governo c'è". Non una "passerella", ha assicurato Premier, che non ha comunicato i suoi spostamenti, atterrando all'aeroporto di Rimini di rientro dal Giappone e recandosi in incognito nei Paesi alluvionati, per strada fra la gente.

"E' stata una tragedia ma può essere un'occasione per rinascere più forti", ha affermato Meloni visitando le città di Forlì, Ravenna e Faenza, ammettendo che ci vorranno "molte risorse" per ripagare i danni ingenti provocati dall'alluvione ed esclude che si possano utilizzare le risorse del PNRR.

Il CdM sull'emergenza maltempo è convocato per domani, martedì 23 maggio, per fare una stima approssimativa dei danni e per ripartire gli aiuti. Il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha già chiarito che si attende il massimo, rimborsi al 100% come fu per il terremoto, ed il ripristino totale di strade, boschi, frutteti.

Secondo una stima di Coldiretti "è andata perduta quest’anno la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia Romagna, dove si ottiene circa 1/3 del grano tenero nazionale, mentre il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha soffocato le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni". Secondo Coldiretti Emilia Romagna arriverebbe a 15 milioni di piante da estirpare il tragico bilancio delle inondazioni dei frutteti, a partire dalle pesche, poi le nettarine, i kiwi, le albicocche, le pere, le susine, le mele, i kaki e i ciliegi.

Si stimano danni fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, orticole e colture da seme) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti. Ma il calcolo non comprende ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l'attività.

Inoltre, l'alluvione "ha devastato oltre 5mila aziende agricole e allevamenti con animali affogati in Romagna, una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso.

Colpita la "fruit valley" romagnola, dove sono presenti piantagioni di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole, che avranno pesanti ripercussioni sui prezzi anche nel "dopo-alluvione": nella zona si produce il 20% delle albicocche commerciate in Italia ed il 10% delle pesche nettarine e più in generale, si stima un calo del 10-20% della disponibilità di frutta a livello nazionale.

Nelle aree colpite, secondo la Coldiretti, sono a rischio 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione
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