Gli opinion maker cioè i commentatori televisi e, principalmente, i giornali tanto per intenderci sono divisi sull'esito futuro della
cura OBAMA, messa a punto dal suo entourage.
Chi non è divisa è la comunità accademica con in testa i premi
Nobel Stiglitz e
Krugman, oltre ad una sequela di teste pensanti di indiscusso valore. E se il mondo accademico è concorde nel giudicare inefficace oltrechè inutile la linea risanatrice di Obama ci si deve interrogare sui rischi che l'entourage USA sta correndo qualora quest'azione massiccia, intrapresa in una
fase di emergenza piuttosto affannosa, si rivelasse una pura perdita di tempo facendo inghiottire il fiume di denaro stanziato dal quel buco nero che è la finanza americana anziché essere dirottata sul sistema produttivo.
Il dilemma è proprio questo, ristabilire gli equilibri della finanza e dei mercati finanziari intervenendo chirurgicamente laddove la crisi si è innescata o privilegiare chi il PIL lo stimola in maniera diretta?
Probabilmente il governo USA ha la prova provata che valorizzando i cosiddetti
assets tossici con il
mark to market le banche fallirebbero prima di cominciare innescando un'involuzione economico sociale dagli effetti imprevedibili ed allora tenta l'estrema ratio di rivitalizzare il mercato finanziario che dovrebbe essere il volano di questa ardimentosa ed articolata manovra di risanamento.