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Differenti per forza in nome dell'ideologia

Serve un progetto unitario che ci porti dritto nel futuro.

Stretta tra due guerre perse in malo modo è sempre riuscita a risollevarsi. La Germania è questo. Un connubio di determinazione e certezze, riconquistate anche dopo che il mondo l’aveva messa all’angolo e svergognata davanti alla pubblica opinione. Ma il popolo tedesco non si è mai abbattuto. Ha ripudiato l’inetta classe politica che l’aveva soggiogato e si è rimesso in marcia senza fare distinzioni tra vincitori e vinti al suo interno. Senza partigianeria, senza sfumature intermedie. Senza estremizzare il concetto del Rosso e Nero. Senza criminalizzazioni. Tutti insieme di nuovo verso il futuro, condividendo fatiche e unità d’intenti che hanno raggiunto il culmine nel progetto di riunificazione che ha visto la Germania occidentale riabbracciare quella dell'Est.

Noi italiani, invece, siamo differenti. Oltre la struttura e il contraddittorio tra le formazioni politiche, ha trovato ragion d’essere un becero dualismo. Sinistra e Destra che rivendicano, criminalizzano in funzione della storia e tendono a ridurre ai minimi termini il nemico politico, fino alla sua evaporazione. Idee e radici distrutte solo perché resistenti alla normalizzazione strenuamente perseguita dai vincitori del “non si sa che cosa”.

E’ stupefacente il modo con cui ci si sforza di rimanere ancorati alle vecchie ideologie ed è paradossale il modo con cui le parti, destra e sinistra, difendono le proprie convinzioni demolendo il nemico politico, perché credere nell’uguaglianza sociale e nell'uguaglianza nei diritti e nei doveri, DEVE essere espressione esclusiva di una sola parte. Così come l'esercizio di chi crede nel valore della laicità, che coltiva la ricchezza delle differenze, che pretende dignità nel lavoro, che crede nelle leggi come opportunità di convivenza e di tutela.
Insomma la ricerca del dominio, di una scintillante intellighenzia che ha sempre trovato inaccettabile questo paese, come “strampalato” laboratorio del totalitarismo moderno, ma che alla fine non ha mai dimostrato nei fatti di saperlo cambiare. Così, tanto per chiarire.

E allora l’ideologia DEVE resistere oltre il tempo, DEVE continuare ad essere pervasiva, non DEVE permettere nuovi coaguli innovatori. Insomma DEVE sopravvivere a sé stessa per non alterare lo stato di vuoto assoluto in cui siamo caduti.

La differenza tra noi e gli altri è qui. Noi italiani siamo differenti per forza. Per forza di cose e per forza dell’ideologia. Immaginiamo se per una volta vincesse la trasversalità dell’idea, se il racconto delle differenze venisse letto solo nei libri di storia e non nelle aule parlamentari, se la lotta politica non fosse di classe, ma proiettata verso il futuro. Saremmo sicuramente un paese migliore.
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