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La fava ucraina ed i soliti piccioni

La crisi di Kiev sbarra la porta alla Germania, non solo alla Russia. Riavvolgendo il nastro delle crisi, tutto sembra muoversi sempre intorno agli interessi finanziari e politici di Berlino

Ma c’è un altro fatto da considerare: si è voluta forzare la mano su un centro finanziario un po’ opaco, tra presunto riciclaggio ed evasione fiscale, di capitali provenienti da Russia e vicino Oriente. Fatto sta, poi, che Cipro è il principale investitore diretto in Ucraina, con ben 21 miliardi di dollari su un globale mondiale di 67 miliardi. La Germania si colloca invece solo al secondo posto, con meno della metà degli investimenti formalmente ciprioti, appena 10 miliardi di dollari. La Russia è molto più indietro, con soli 4,5 miliardi di investimenti diretti, ma molti capitali di Mosca triangolano su Nicosia.

Ecco la ragione della durezza dello scontro su Cipro e la proposta di prelevare una percentuale del 6,6% sui depositi presso le banche cipriote fino a 100 mila euro e del 9,9% su quelli che superano questa soglia, con la scusa gli aiuti internazionali non possono superare i 10 miliardi di euro per non far esplodere il rapporto debito pubblico/Pil: questi sono comunque soldi che dovranno essere restituiti da parte del Governo cipriota. Se gli aiuti internazionali arrivassero al totale dei 17 miliardi che servono per risanare il sistema bancario cipriota porterebbe il rapporto debito pubblico/Pil a circa il 200%. In un modo o nell’altro, quindi, Nicosia deve trovare questi 7,5 miliardi: se li preleva dai depositi bancari, il gioco è fatto. Per gli investitori russi, è cominciato il salasso. Ecco che cosa c’è stato dietro lo scontro sulle banche cipriote.

Sulla Ucraina, nel 2014, si apre così il nuovo fronte, che stavolta oppone frontalmente, ma apertamente, gli interessi russi a quelli tedeschi. Gli Usa non sono presenti a Kiev altro che con investimenti diretti, ragguardevoli per entità ma solo di portafoglio: sono troppo lontani rispetto ad uno scacchiere in cui Mosca e Berlino si sfidano. La questione dell’Ucraina è divenuta determinante per gli equilibri globali: se la Germania dovesse diventare la potenza economica di riferimento, con o senza lo schermo dell’Unione europea, completerebbe l’espansione nei Balcani ed estrometterebbe la Russia da quella che viene considerata da Mosca una naturale, storica ed ineliminabile componente della Grande Russia. Considerato il suo ruolo all’interno della Unione europea, dove in questi anni si è deciso solo ciò che ha proposto Berlino, c’è di che alimentare la mai sopita preoccupazione angloamericana per un eccessivo peso della Germania.

Le ambizioni tedesche sulla Ucraina fanno riemergere le tensioni della Guerra fredda: è l’unico mezzo attraverso cui gli Usa e la Gran Bretagna possono intervenire direttamente, bloccando simultaneamente la Germania e la Russia. Coglierebbero ben due piccioni con una sola fava. Anche stavolta, per Berlino, la strada è tutta in salita.

Inward Direct Investment Positions as of end-2013
The Top 20 table excludes data for economies that may be in the top 20 but whose data were suppressed due to confidentiality.
Direct investment positions are negative when a direct investor’s claims (equity and/or debt) on its direct investment enterprise are less than the direct investment enterprise’s claims (equity and/or debt) on its direct investor. Direct investment positions also can be negative due to negative retained earnings (which may result from the accumulation of negative reinvested earnings).
Blank cells reflect data not available or not applicable and cells with “c” reflect data that were suppressed by the reporting economy to preserve confidentiality.
Totals may not be equal to the sum of their components due to rounding. “0” reflects amounts that are less than +/-$500,000, or amounts reported as “0”.
Data Source: Coordinated Direct Investment Survey (CDIS)
Data extracted from IMF Data Warehouse on: 2/7/2015 1:06:01 PM



Vedi anche:

L’Ucraina più vicina agli aiuti del Fondo Monetario
Ucraina, la Banca Centrale alza i tassi al 19,5%
Crisi in Ucraina. Tra guerra convenzionale e guerra finanziaria

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