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Crisi in Ucraina. Tra guerra convenzionale e guerra finanziaria

Economia
Crisi in Ucraina. Tra guerra convenzionale e guerra finanziaria
(Teleborsa) - Due anni fa, uno studio legale olandese, Buren van Velzen Guelen, ha preparato il campo, con tanto di diapositive illustrative, affinché le imprese russe, nel rispetto di poche regole, potessero far espatriare i loro capitali verso i Paesi Bassi o altri paesi come Lussemburgo, Svizzera, Cipro e Irlanda, per preservarli dalle tasse e mantenerli, nel contempo, in paesi più sicuri. Questo meccanismo è stato attivato su larga scala ed annovera adesso tra i clienti più facoltosi aziende del calibro di Rosneft, Lukoil, Gazprom e Gunvor.

In relazione alla crisi ucraina, un piccolo numero di paradisi fiscali potrebbe rivelarsi la chiave giusta per pressare la Russia e spingerla a ritirarsi dall’Ucraina. Questo perché l’uso di società controllate all’estero da ricchi uomini di affari russi, espone i loro beni al rischio delle sanzioni.

L’elemento più spinoso in tutto ciò è che, malgrado questa vulnerabilità, è necessario l’aiuto di paesi in cui questi capitali risiedono e che spesso ne proteggono i proprietari con leggi opportunamente promulgate.

"Se si potesse dimostrare che i proprietari dei capitali, attraverso strutture societarie olandesi, sono persone che possono essere sanzionate, non c'è dubbio che queste attività finanziarie possono essere congelate"; lo ha detto Jack Blum, un ex investigatore del Senato degli Stati Uniti ed esperto di riciclaggio di denaro e paradisi off-shore.

La domanda che ci si pone è: "Quanto questi Stati sono disposti a perdere per far applicare queste sanzioni?" La Svizzera, il Lussemburgo, l’Olanda, sono preparati a farlo? A tutti è noto il problema dei paradisi fiscali, ma questa opportunità è disponibile ancora oggi e sta andando avanti da anni".

I paesi citati, eccezion fatta per la Svizzera appartengono all'Unione Europea e devono essere conformi con le sue sanzioni contro la Russia. Tuttavia, essi hanno potere discrezionale sull'opportunità di procedere per vie più dure o misure unilaterali, come succede negli Stati Uniti, cosa questa altamente improbabile.

Molti paesi europei non hanno aderito alle sanzioni in modo netto e a molti di questi la Russia provvede a coprire gran parte delle loro necessità in quanto a petrolio e gas ed è anche una fonte significativa di investimenti in attività immobiliari, come a Londra dove è di gran lunga l’operatore più impegnato.

"Siamo alle soglie di una nuova era di guerra finanziaria" ha detto Juan Zarate, un ex deputato statunitense ed ora consigliere per la sicurezza nazionale, oltreché autore di molta autorevoli recensioni in tema di sanzioni e rapporti finanziari internazionali.
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