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L'Unione dei burloni. "Sui migranti siete eroici. Bene! Bravi! Bis!"

Volponi europei e dilettanti italiani

"Ascolteremo, valuteremo, ma non decideremo": questa è già quanto si sa della riunione dei Ministri dell'Interno della Ue che si riunirà a Tallin, in Estonia, i prossimi 6 e 7 luglio.

L'Italia ha riproposto, stavolta con forza, la questione della redistribuzione dei migranti, che arrivano senza sosta attraversando il Mediterraneo, raccolti dalle navi di numerose ONG delle più varie nazionalità, di fronte alle coste libiche.

In queste ultime settimane, con il bel tempo sul Mediterraneo, gli sbarchi sono aumentati a dismisura e le strutture di accoglienza tendono al collasso.

Il governo italiano ha fatto la voce grossa, ipotizzando di chiudere i nostri porti alle navi delle ONG. Se credono, sbarchino gli immigrati nei porti di altri Paesi, dalla Spagna alla Francia.

Andare a chiedere, ora, solidarietà all'Europa, addirittura lo smistamento tra tutti i Paesi dei migranti che vengono sbarcati a migliaia ogni giorno sulle nostre coste, è ancora da principianti della politica.

Il Presidente francese Emmanuel Macron, capito il rischio per il suo Paese, si è tirato subito indietro, dicendo che si tratta di migranti economici, per i quali non c'è alcun obbligo di accettarli pro-quota.

C'è un primo punto da chiarire: la questione della Convenzione di Dublino, spesso invocata, non è pertinente: è ben vero che spetta al Paese di primo approdo procedere alla identificazione dei migranti e di riconoscere la sussistenza dello status di rifugiato per ragioni di guerra o di persecuzione politica o religiosa. Per costoro, ma non per i migranti economici, è previsto una redistribuzione tra i vari Paesi della Unione europea.

Il problema è dunque questo: non si riesce a rimandare nei Paesi di origine, e neppure in quelli da cui sono provenuti, i migliaia di immigrati economici. E, naturalmente, gli altri Paesi europei non hanno la minima intenzione di accoglierli.

La questione delle migrazioni di massa verso l'Europa è ripresa dopo le Primavere arabe, con la caduta del Colonnello Gheddafi in Libia e l'inizio delle rivolte contro il regime di Damasco. Durante una fase assai sanguinosa della guerra civile in Siria, fu Angela Merkel, la "Mutti" di tutti i tedeschi, che ci aveva provato a fare la generosa, promettendo ai primi di settembre del 2015 di accogliere addirittura un milione di profughi siriani in fuga dalle atrocità del conflitto, attribuite al regime del Presidente Bashar El-Assad con il sostegno della Russia di Vladimir Putin.

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