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Francia, il deficit finanzia la crescita

Con la recessione, nessun debito è sostenibile

Non ci si può limitare ad allargare le braccia, affermando che le cose stanno andando male: Christine Lagarde, da anni al vertice della Bce, ha annunciato con nonchalance che l'Eurozona si appresta ad entrare in recessione: i dati negativi della Germania stanno mandando a picco le previsioni di un atterraggio morbido.

Alla drastica cura monetaria decisa per contrastare l'inflazione dei prezzi delle materie prime a partire dalla primavera del 2021 si è aggiunta la congiuntura particolarmente negativa determinata dalla guerra in Ucraina, dalle sanzioni irrogate alla Russia e dalla necessità di trovare fonti energetiche alternative.

"Che si deve fare? Boh! Prima o poi passerà…"

Questo comportamento, inconcludente, sembra aver pienamente contagiato la Commissione europea che ha bocciato il progetto di bilancio presentatole dalla Francia al fine di verificarne la coerenza con le regole sulla stabilità delle finanze pubbliche, che al momento sono quelle stabilite nell'Allegato al Trattato di Maastricht che risale al 1992: il deficit annuo non deve superare il 3% del Pil, mentre il debito non deve superare il 60% del Pil.

Le regole più stringenti previste dal Fiscal Compact a partire dal 2012, e che furono sospese dal 2020 al 2022 per tener conto della crisi pandemica, saranno sostituite da un nuovo quadro regolamentare, ancora in discussione.
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