Nel silenzio generale, il credito bancario sta crollando: quello erogato alle imprese ed alle famiglie italiane è passato dai 1.406 miliardi di euro dell'ottobre 2016 ai 1.360 miliardi di ottobre scorso: sono ben 46 miliardi di euro in meno, pari a tre punti percentuali di PIL.
Siamo di fronte ad un collasso micidiale, che sta strangolando l'Italia.
Il problema vero è che sono gli italiani stessi che ormai non si fidano più delle loro banche: sono stati terrorizzati dai fallimenti di questi ultimi anni. In un anno, dall'ottobre 2016, la raccolta bancaria è aumentata di appena 15 miliardi, ma le obbligazioni bancarie non vengono più rinnovate alla scadenza, per paura. Le detenzioni dei cittadini sono passate infatti dai 345 miliardi di euro dell'ottobre 2016 ai 295 miliardi di euro dello scorso ottobre: sono 50 miliardi in meno, una enormità. E' cresciuta invece la detenzione di liquidità nei conti correnti, di 65 miliardi. Ma le banche non possono erogare credito a medio e lungo termine con una raccolta a breve.
La macchina del credito si è inceppata: i depositanti hanno paura, per via della normativa del bail-in, di rimetterci i risparmi; le banche vedono contrarsi la raccolta a medio termine e non possono più fornire prestito alle imprese ed alle famiglie. E' un processo che si sta avvitando sempre più, che strozza l'economia.
Il bilancio pubblico, infatti, ha un effetto restrittivo sull'economia: il deficit, pari al 2,1% del PIL, serve infatti solo a pagare la quota degli interessi che non viene spesata con le entrate fiscali. Il risparmio primario, pari all'1,7% del PIL, misura l'ammontare delle tasse che non vengono redistribuite con la spesa, ma trattenute per il pagamento degli interessi sul debito, che pesano il 3,8% del PIL. Questa somma viene pagata per l'1,7% con le tasse e per il 2,1% con nuovo debito. E' questo il salasso pazzesco che l'Italia subisce da anni.
E' un miracolo che l'economia italiana riesca ancora a crescere in queste condizioni, con un deleveraging del credito pari a tre punti di PIL ed una finanza pubblica che drena un altro 1,7% delle imposte al pagamento degli interessi sul debito.
Come se non bastasse, i regolatori vogliono che le banche cedano i crediti in sofferenza. Li hanno già in parte svalutati, ma devono darli via ad operatori specializzati, ad un valore ancora inferiore. Sono altre perdite, per decine e decine di miliardi. Gli operatori specializzati pensano di fare lauti profitti: comprano a prezzi stracciati dalle banche, obbligate a svendere.
Adesso c'è una novità: ci penserebbe il Tesoro a garantire le sofferenze, per circa 80 miliardi di crediti, modificando la normativa sulle cartolarizzazione degli NPL. E' una assurdità, visto che così si garantisce l'acquirente delle sofferenze: le banche svendono, ma ai compratori si assicura un affarone.
Dalla Vigilanza di Francoforte arrivano altri segnali di tempesta: si pensa di bloccare in via precauzionale tutte le transazioni di una banca in difficoltà, per evitare la corsa ai prelievi. E' un'altra follia: basterà un solo sospetto per far correre agli sportelli i risparmiatori, anche se non c'è nessun problema né di liquidità né di solvibilità.
I Vigilanti hanno paura di una nuova crisi, che sfugga loro di mano. I depositanti hanno paura di perdere i propri risparmi. Gli Stati sono messi con le spalle al muro, per ripianare i deficit tagliando le spese ed aumentando ancora le tasse.
Banche sotto assedio.
Mentre il credito crolla, ed i regolatori impazzano.