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Banche al veleno (elettorale)

Parlamento diviso sui problemi del credito e del risparmio

La campagna elettorale ha reso un pessimo servizio ai cittadini, alle banche ed al risparmio.

La Commissione parlamentare di inchiesta ha concluso i suoi lavori con una relazione votata a maggioranza, e non all'unanimità come era negli auspici del Presidente Casini, con 19 voti a favore e 15 contrari. Hanno votato per la approvazione i commissari del Pd e dei gruppi centristi; contro LeU, M5Stelle e il centro destra, che ha comunque contribuito con qualche assenza a far passare il testo.

La storiaccia del Monte dei Paschi di Siena, e quelle altrettanto poco edificanti delle Banche popolari venete, per non parlare di Banca Etruria, sono state usate in questi mesi dai partiti come clave per colpire un po' tutti: dagli esponenti del governo che si sarebbero impropriamente interessati alle diverse vicende non avendone alcun titolo istituzionale, alla Vigilanza poco efficace della Banca d'Italia, fino ai rapporti farraginosi con la Consob, che talora avrebbe autorizzato emissioni sul mercato senza avere a disposizione tutti i documenti acquisiti durante le ispezioni. La ricostruzione di ciò che è avvenuto non andava bene a tutti, di qui la mancata unanimità.

Ma nella relazione c'è anche una seconda parte, prospettica, che riguarda le riforme necessarie: per la Vigilanza, per i crediti deteriorati e anche la ipotesi di costituire una Bad bank pubblica.

E' un vero peccato che il Parlamento non sia stato in grado di trovare una convergenza sulle soluzioni da dare ai problemi bancari e del credito, perché riguardano tutti i cittadini e la tutela del risparmio.

Ha prevalso lo spirito di fazione, la incapacità di discernere ciò che riguarda le responsabilità di quanto è avvenuto, tenendo conto che la crisi bancaria italiana è stata sistemica, determinata dal collasso dell'economia nazionale colpita da anni di recessione.

Ci sono stati enormi errori, per non dire di peggio, nel caso di Monte dei Paschi di Siena, a cominciare dall'acquisto di Antonveneta già indebitata di suo ad un prezzo stratosferico. Ma la verità è che nonostante tutti ci abbiano messo le mani e gli occhi, dalla Banca d'Italia alla BCE, alla fine è dovuto intervenire lo Stato a nazionalizzarla. Si è discusso all'infinito sui prestiti “baciati” concessi ai clienti della Popolare di Vicenza per agevolare le ricapitalizzazioni. Ma nessuno si è chiesto come potesse essere sensato uno sforzo così pesante per il management, in un momento economico così difficile, quando gli altri Stati aiutavano a piene mani le loro banche.

C'era bisogno di maggiore autocritica, da parte di tutti, per aver sottovalutato le conseguenze della crisi sul sistema bancario. E c'era bisogno di maggiore lucidità e di coraggio, ora, nell'affrontare le prospettive in materia di banche, credito e tutela del risparmio: perché, chiunque andrà al governo, dopo le elezioni del 4 marzo, avrà bisogno di un sostegno ampio e deciso di tutte le forze politiche.

Le banche italiane si trovano già oggi alle prese con una regolamentazione europea sempre più severa: sui non performing loans, con pressanti richieste di far pulizia nei bilanci e di effettuare accantonamenti anche sui crediti che potrebbero ammalorarsi.

E poi c'è la questione tutta politica, sollevata dalla Germania, relativa alla detenzione dei titoli di Stato, che non hanno mai avuto finora limiti quantitativi e che godono del beneficio di non “consumare capitale”.

Se per ipotesi si dovesse decidere a livello europeo che, per assicurare la stabilità delle banche di fronte ad un ipotetico default degli Stati, vanno posti limiti quantitativi a queste detenzioni, le banche italiane dovrebbero cederne consistenti stock sul mercato, con effetti potenzialmente distruttivi.

Ecco, questi erano i problemi su cui valeva la pena trovare un'intesa, oggi. Perché domani, finita la campagna elettorale, si ripresenteranno tali e quali.

Parlamento diviso sui problemi del credito e del risparmio.

Banche al veleno (elettorale).
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