Facebook Pixel
Milano 17:35
33.939,75 -0,97%
Nasdaq 18:02
17.290,2 -1,35%
Dow Jones 18:02
37.911,74 -1,43%
Londra 17:35
8.078,86 +0,48%
Francoforte 17:35
17.917,28 -0,95%

L'Europa mercantilista cresce poco e male

Esporta deflazione e disoccupazione verso il resto del mondo

Se andiamo a vedere quello che è successo nei singoli Paesi, c'è da rimanere sbalorditi.

SpagnaLa Spagna è passata da un saldo commerciale negativo per 57 miliardi di euro nel 2008 (pari al -5,1% del PIL) ad un saldo attivo di 31 miliardi nel 2017 (pari al +2,7% del PIL), migliorando quindi la propria posizione di 88 miliardi, visto il cambiamento di segno. Nel frattempo, però, il PIL è passato dai 1.116 miliardi del 2008 ai 1.164 miliardi del 2017, con un aumento di 48 miliardi. Visto che la variazione del saldo commerciale è stata di 88 miliardi, questo significa che i consumi interni spagnoli sono diminuiti di 40 miliardi: hanno importato molto di meno ed esportato molto di più.

La situazione italiana è assai simile a quella spagnola: nel 2008, il PIL era di 1.632 miliardi di euro ed il saldo commerciale negativo per 13 miliardi di euro (pari al -0,8% del PIL). Nel 2017, il PIL è stato di 1.717 miliardi ed il saldo commerciale attivo per 53 miliardi (pari al 3,1% del PIL). Il PIL italiano è aumentato complessivamente di 85 miliardi, mentre il miglioramento del saldo commerciale è stato di 66 miliardi. La crescita interna è stata di soli 19 miliardi.

La Germania, da sola, nel 2017 ha avuto un saldo commerciale attivo di 248 miliardi di euro, pari al 7,6% del PIL. Nel 2008, la percentuale era del 6%. Continua ad accumulare senza sosta attivi commerciali che trasforma in asset finanziari.

La crescita economica europea è stata trainata dalle esportazioni, che sono state dopate dalla diminuzione del cambio dell'euro rispetto al dollaro ed alle altre principali valute mondiali a causa della politica monetaria accomodante adottata dalla BCE. Visti i tassi di interesse bassissimi, la liquidità immessa attraverso l'acquisto di titoli pubblici e di obbligazioni private si riversa fuori del nostro Continente, dove i rendimenti ed i rischi sono più elevati. Andiamo ad alimentare altre bolle di debito.

Usa e Unione EuropeaGli USA, di converso, non sono più disponibili a fare da idrovora per l'export mondiale, dovendosi indebitare continuamente verso l'estero per un importo corrispondente: nel solo 2017, il deficit commerciale americano è stato di 568 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 505 miliardi del 2016. Il deficit verso l'Unione europea è stato di 151 miliardi e verso la sola Germania di 118 miliardi. Verso la Cina, è stato di 506 miliardi. Sono squilibri insostenibili: la posizione finanziaria netta degli USA verso l'estero è passata da un passivo di 1.279 miliardi di dollari nel 2007 ad un passivo di 7.846 miliardi di dollari nel 2017.

In conclusione: nel 2017, l'Unione europea ha venduto all'estero beni e servizi per un importo che è stato di 551 miliardi di euro superiore al totale delle sue importazioni. Questo attivo commerciale, ormai strutturale, comporta un accumulo di risorse che non vengono investite nell'economia reale. D'altra parte, se i salari non aumentano, non ha senso investire. Gli Stati, a loro volta, non possono compensare questa carenza di consumi e di investimenti privati con un deficit corrispondente a questo eccesso di risparmio, che viene invece destinato all'economia finanziaria e ad investimenti fuori dall'Europa.

Salari bassi, consumi ridotti, investimenti al minimo, mentre i sistemi politici si fanno sempre più instabili.

L'Europa mercantilista cresce poco e male. Esporta deflazione e disoccupazione verso il resto del mondo.

Condividi
"
Altri Editoriali
```