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Solo Rospi, niente Draghi

Banca d'Italia piena di titoli pubblici: meno credito alle imprese e tanti capitali all'estero

Tutta la enorme liquidità emessa dalla BCE a partire dal marzo 2014, con 2.510 miliardi di euro di asset comprati sul mercato alla data dell'8 settembre, di cui 2.059 di titoli del debito pubblico, non ha giovato.

Bisogna capire dove è andata a finire questa enorme quantità di capitale. La politica adottata in questi anni dalla BCE sembra aver aiutato solo la turbofinanza. La liquidità ha sostenuto le quotazioni sui mercati; ha consentito a poche grandi aziende quotate in Borsa di sostituire i debiti già emessi a tassi elevati con altri più a buon mercato; ha ingozzato le singole banche centrali nazionali di titoli di Stato già in portafoglio agli investitori, che se ne sono disfatti per cercare rendimenti più elevati.

La svolta della BCE, a favore di un accomodamento monetario eccezionale, inizia nel settembre del 2011. Due emissioni di Long Term refinancing operation (LTro) senza limiti quantitativi, poi una Targeted long term rifinancing operation (T-Ltro), poi ancora gli acquisti di Abs's ed infine il Quantitative Easing (QE) che prevede l'acquisto anche di titoli pubblici, che inizia nell'aprile del 2015 e che terminerà il prossimo dicembre.

Vediamo, allora, i conti di Banca d'Italia: alla data dell'8 settembre ha in portafoglio titoli del debito pubblico italiano per 356,4 miliardi di euro. E non è la sola: la banca di Francia ne ha per 410 miliardi e la Bundesbank addirittura per 503 miliardi.

Facciamoci i conti per quanto riguarda l'Italia: a partire dal 2014, il deficit pubblico è stato complessivamente pari a 200 miliardi tondi (cifra tonda, che si ottiene sommando i 48,4 miliardi nel 2014, i 42,6 miliardi nel 2015, i 41,6 miliardi del 2016, i 39,7 miliardi del 2017 ed i 28,1 miliardi del 2018). Praticamente, la Banca d'Italia ha comprato anche il maggior debito pubblico corrispondente agli anni 2011, 2012 e 2013 (rispettivamente 60,2 miliardi nel 2011, 47,1 miliardi nel 2012 e 46,9 miliardi nel 2013): dal 2011 al 2018, il deficit cumulato è stato infatti di 354,6 miliardi. Abbiamo ingoiato il Rospo del debito pubblico, ma con risultati nulli, anzi.

Le banche italiane hanno mantenuto il loro portafoglio di titoli di Stato, ed il debito pubblico non è stato monetizzato con il QE, come si va dicendo in giro: non è stata immessa moneta nuova nell'economia reale a fronte di titoli di Stato, ma si sono comprati sul mercato titoli già emessi, per fare altra finanza all'estero, e non certo per fare credito all'economia finanziando investimenti.

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