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Sovrani, solo se padroni del Debito

Votare non basta. Ora serve un Patto di Libertà

Cittadini, non sudditi.

Non solo contribuenti onesti, ma creditori inflessibili: che pretendono onestà, rigore, efficienza.

Non è per patriottismo, ma a tutela dei propri interessi. Non basta la democrazia politica, quando vige la schiavitù economica.

Il potere politico, ormai da anni, non spetta più ai Parlamenti, ma sta nelle mani di chi governa i mercati: dalle Agenzie di rating alle banche centrali, dagli speculatori agli investitori.

Ed il debito, quale che sia, pubblico o privato, è il grimaldello attraverso cui si forzano le decisioni di chi lo ha contratto: chi lo ha in mano detiene un potere immenso di condizionamento.

Vale per le banche nei confronti delle imprese indebitate, che impongono covenant durissimi pena il ritiro del credito, vale per i mercati e gli speculatori nei confronti degli Stati.

L'Italia è sotto lo scacco della speculazione da quarant'anni: prima si speculava sulla lira, ora sul debito pubblico. E' cambiata solo la forma del ricatto, solo il mezzo attraverso cui si impongono decisioni funeste per uno Stato: le privatizzazioni furono imposte per sistemare i conti pubblici, che negli anni Novanta erano in difficoltà come oggi.

I sacrifici non servono a risanare le finanze pubbliche, perché bloccano la crescita. Sono trentasette anni che siamo in avanzo primario di bilancio, con l'eccezione del 2010 e del 2011, ma è servito a poco. Anzi, più si seguono le ricette che impongono il rigore, più l'economia stramazza: ci guadagnano solo le imprese che cercano di vendere all'estero, che approfittano dei bassi salari.
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