I
processi di accentramento in Europa hanno
spogliato i Parlamenti e le banche centrali nazionali della possibilità di
adottare politiche monetarie e di bilancio coerenti con la massimizzazione della occupazione e del prodotto, minimizzando l’inflazione e la strumentalizzazione della leva del cambio.
Tutto, ormai, si decide a Bruxelles ed a Francoforte: il Fiscal Compact, con il pareggio di bilancio, prevale su qualsiasi orientamento politico nazionale. I mercati finanziari condizionano i governi fissando quotidianamente il premio al rischio, senza che le banche centrali possano intervenire per mitigare gli effetti della speculazione.
Di fronte a questa situazione, aggravata dai flussi migratori interni provocati dalla crisi economica del 2010, e da quelli provenienti dall’estero per via di guerre e carestie, anche a causa degli interessi criminali di trafficanti di uomini,
è cominciata una reazione: il Sovranismo.
Tutto è cominciato in
Gran Bretagna, con
Nicolas Farage alla guida
dell’UKIP (United Kingdom Indipendence Party) e
dal referendum voluto dal premier conservatore Cameron sulle condizioni a cui l'Inghilterra avrebbe potuto continuare a rimanere nell'Unione. E, si badi bene, Cameron si oppose alla adozione del Fiscal Compact attraverso la modifica dei Trattati europei, che richiede la unanimità. Di lì nacque il distacco, poi culminato nell’approvazione del referendum sulla Brexit.
C’è un
processo di consunzione in atto delle tradizionali famiglie politiche europee.
In
Francia, il bipolarismo tra Gaullisti e Socialisti sta svanendo, con una polarizzazione a destra verso il RN di Marine Le Pen da una parte ed i Verdi dall’altra, mentre il partito del Presidente della Repubblica, La republique en Marche, si è inserito al centro dello schieramento politico, per contrastare questo processo.
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