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Cerco casa, disperatamente

Lento collasso o brutale scissione, per il M5S

"E, ora? Che ne sarà di me?" E' questa la domanda che si stanno ponendo i tantissimi Deputati e Senatori eletti nelle liste del M5S nel 2018. Essere rieletti, per la gran parte di loro, non è neppure un miraggio. Devono tener duro, resistere, traccheggiare fino al 2023, quando ci saranno le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica. Ed intanto incassano ancora tre anni di indennità parlamentare.

Una attesa senza altra speranza.

Dopo il risultato esaltante alle elezioni politiche del 2018, tutto è cambiato: l'onda del consenso popolare che era stata capace di superare ogni ostacolo ed ogni più rosea previsione si è andata ritirando, in una risacca che si dimostra altrettanto violenta.

Per il M5S, i risultati delle regionali di quest'anno sono andati davvero male: a febbraio, solo il 20% in Abruzzo ed un misero 11% in Sardegna; a marzo, ancora il 20% in Basilicata e poi solo il 13% in Piemonte.

La batosta è arrivata a fine maggio con le elezioni europee: mentre la Lega faceva il pieno, con oltre 9 milioni di voti ed il 34% dei voti, migliorando di 28 punti il risultato del 2014, il M5S si fermava a 4,5 milioni di voti, al 17%, peggiorando di 4 punti il risultato del 2014. In appena un anno di governo insieme, il rapporto di forza tra Lega e M5S si era ribaltato completamente.

Da allora, la maggioranza giallo-verde al governo è entrata in fibrillazione; con un muro contro muro continuo. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha approfittato dell'estate per martellare ogni giorno sulla questione degli sbarchi, mettendosi contro tutti, esasperando i toni: aveva capito che era inutile andare avanti, per fare una legge di bilancio sotto dettatura di Bruxelles, con la stampa mainstream tutta contro. Avrebbe portato la croce inutilmente: "Serviva un colpevole", e si è prestato al ruolo di capro espiatorio provocando la crisi di Ferragosto.

Il ribaltone del Conte bis non è piaciuto a nessuno: la maggioranza giallo-rossa non va giù né agli elettori del Pd né a quella del M5S. E la prova la si è avuta.

"Il Pd ci toglie voti, come la Lega", questa è stata la spiegazione del collasso occorso alle recentissime elezioni regionali in Umbria, dove il Movimento è arrivato appena al 7% dei consensi. La Lega ed i suoi alleati hanno marcato un distacco stellare, di 20 punti percentuali: mai visto prima.
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