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Dollari, debiti, dazi

La resa dei conti nel 2021, con la nuova Presidenza americana


Il disavanzo commerciale americano, pagato in dollari, alimenta il necessario aumento della liquidità internazionale che serve al sistema dei pagamenti: ma di converso, aumenta corrispondentemente il debito degli Usa con l'estero. In pratica, quando un venditore straniero invia una merce negli Usa, contemporaneamente c'è bisogno che da parte americana qualcuno ne finanzi l'acquisto.

L'America ha dunque bisogno di raccogliere capitali sul mercato internazionale per finanziare il passivo commerciale: vende titoli e si indebita sull'estero. I titoli ed i crediti verso debitori americani, che sono in mano di chi li ha comprati o concessi, sono espressi in dollari.

L'America è indebitata nella sua stessa valuta, ed i detentori di titoli espressi in dollari ed i creditori in dollari non hanno alcun interesse a che il dollaro si svaluti: perderebbero una parte del valore o del credito. Così è andata avanti per quarant'anni.

Ronald Reagan, Donald TrumpNel 1981, Ronald Reagan cercò un'altra soluzione per mantenere l'egemonia americana: la Fed decise di aumentare drasticamente i tassi di interesse per strangolare la stagflazione, e per attirare nuovi capitali dal resto del mondo. Servivano per finanziare una nuova fase di sviluppo a lungo termine, quella della "New Economy" basata sulle telecomunicazioni e sull'informatica. Si abbandonava la "Old Economy" e quindi la manifattura ai Paesi in via di sviluppo, caratterizzati da un basso costo del lavoro, come il Messico.

Il dollaro era diventato troppo forte per via dell'enorme afflusso di capitali: l'export era stato abbattuto, l'import si ingigantiva ed il debito estero americano cresceva ancora di più. Con gli Accordi del Plaza si cercò di controllare la forza del dollaro e di riequilibrare i conti commerciali con gli europei. Con i giapponesi si dovette ricorrere ai dazi. Internet fu sviluppato in modo incontrastabile, e le dot.com non riuscivano a fare utili.

Il 2001 fu un anno nero per gli Usa: scoppiò la bolla di Internet ed il neoeletto Presidente George Bush Jr. si trovò alle prese con quella crisi finanziaria e poi ad affrontare il panico scatenato l'11 settembre dall'attentato alle Torri Gemelle. Nel frattempo, l'ingresso della Cina nel Wto, decisa dal suo predecessore Bill Clinton, stava riportando a fondo i conti commerciali americani con l'estero. Le spese per gli interventi militari in Afghanistan e poi in Irak, e l'aumento incontrollato del debito interno delle famiglie, nascose il permanere di uno squilibrio crescente, non più solo economico ma anche finanziario.

Con la crisi del 2008, il fallimento della Lehman Brothers ed il crollo di Wall Street, si è incrinato definitivamente il sistema globale di crescita che si era fondato sin dal 1971 sugli squilibri americani crescenti, quelli monetari basati sul dominio incontrastato del dollaro; quelli economici basati sul deficit commerciale strutturale degli Usa; e quello finanziario fondato sulla certezza di andare esenti da perdite investendo in titoli statunitensi.
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