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A Bruxelles piace il passo dell’Oca

Il Recovery Fund inchioda gli Stati ai tavoli burocratici, con vincoli di ogni genere e procedure defatiganti

Il sogno europeo si è trasformato in un incubo: la robotizzazione dell'Unione procede inarrestabile, tra vincoli, condizioni, obiettivi e rendiconti. Con il Recovery Fund si prepara un nuovo manicomio burocratico che ci farà impazzire.

E' più di una camicia di forza, un vero e proprio letto di contenzione. Il calcolo astruso dell'output gap o del NAWRU, previsti per rientrare nei parametri del Fiscal Compact, era solo un gioco da ragazzi.

Da Bruxelles si completa giornalmente il quadro delle regole per l'utilizzo delle risorse previste dal Recovery Fund, scritte apposta per inchiodare gli Stati al tavolo di un gioco di potere che ne limita ulteriormente la sovranità.

Più soldi si chiedono e più sarà alto il grado di interferenza di Bruxelles: altro che vincolo esterno, stavolta ci entrano fin dentro casa.

Ma ci sono ancora tanti illusi, che si fanno abbindolare dal luccichio dei denari!

In Italia c'è infatti chi ancora festeggia, da fine luglio ininterrottamente, perché non ha mai letto neppure uno dei tanti documenti che si accatastano per gestire il Recovery Fund: gongolano, perché pensano di spendere comodamente intanto i 65,4 miliardi di euro di "grant". Sono "sovvenzioni", somme da non restituire in quanto saranno finanziate con il contributo degli Stati membri.

Pensano, ingenui che non sono altro, di poter incassare tutto subito, e poi di spendere liberamente.
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