Servono big player europei capaci di contrastare i giganti americani e cinesi. Una scelta devastante, quella dell'Europa: invece di insistere perché il mercato sia davvero concorrenziale,
ci si arrende definitivamente ai colossi americani ed a quelli cinesi, allo strapotere delle Microsoft da una parte e delle Huawei dall'altra.
D'altra parte, l'Europa è già di per sé colpevole, per aver lasciato imperversare fiscalmente le multinazionali sull'intero Continente lasciando operare sistemi di tassazione aggressivi che hanno depredato alcuni Stati a vantaggio di altri: i veri paradisi fiscali, perfettamente legali, si chiamano Olanda, Lussemburgo ed Irlanda.
L'Europa ha trascorso un decennio demenziale, a partire dalla
crisi della Grecia fino alla
crisi sanitaria dello scorso inverno: rincorrendo il pareggio strutturale dei bilanci pubblici con il Fiscal Compact, taglieggiando i salari, obbligando le imprese a ridurre i costi all'osso per essere più competitive all'estero.
Ha pure sfiancato le banche, con la scusa della
Banking Union, facendo venire meno la fiducia degli obbligazionisti e dei depositanti per via del
Bail-in, obbligandole a continui aumenti di capitale, a svalutare velocemente i crediti in sofferenza, svendendo gli NPL a tutta velocità e rendendo il business creditizio improduttivo per via del crollo dei tassi di interesse.
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