Il
problema è contenere la strategia geopolitica della Cina, che in Africa rafforza direttamente i governi locali, offrendo alle loro popolazioni una più concreta prospettive di crescita. Pechino, infatti, spiazza il modello occidentale fondato sul libero commercio:
per decenni, tutto è ruotato sui Trattati del WTO, che presuppongono una chiara divisione internazionale del lavoro.
Ai Paesi africani, infatti, spetta solo il ruolo di esportatori delle materie prime di cui sono estremamente ricchi e che servono all'Occidente; in cambio, importano manufatti e dei servizi dai Paesi industrializzati. Mentre le materie prime valgono assai poco all'origine, quando vengono lavorate, al di fuori dell'Africa, determinano immense ricchezze. Non solo l'Africa è stata mantenuta in condizione di sottosviluppo, ma le multinazionali occidentali hanno sfruttato subdolamente i conflitti tra i vari gruppi etnici, finanziando ora l'uno ora l'altro, ed alimentato la corruzione dei governanti.
In questo gioco si è inserita la Cina, cambiando schema: non ha solo interesse all'Africa per le materie prime, come accade per l'Occidente, ma anche per poter decentrare produzioni a basso valore aggiunto e crearsi nuovi mercati di sbocco.
Per fronteggiare la Cina, il mea culpa di Francia e GermaniaAfrica, Interessate Ammissioni di Colpa
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