E' evidente che, anche in questo caso,
una stretta monetaria da parte delle Banche centrali, in termini di un aumento dei tassi di interesse o di una riduzione della liquidità in circolazione
non sortirebbe alcun effetto positivo: si strozzerebbe l'attività di migliaia di imprese e si entrerebbe in recessione. Certo, a quel punto il prezzo del barile, come quello dei trasporti su nave crollerebbe, ma avremmo solo fallimenti a catena e centinaia di migliaia di disoccupati.Siamo troppo abituati a
ragionare sull'inflazione in termini troppo schematici: quello dei risparmiatori che ci rimettono, perché l'inflazione erode il valore reale dei loro depositi, rendendo necessario aumentare i tassi di interesse: oppure delle imprese che lucrano con l'aumento dei prezzi, poiché così rimborsano più agevolmente i debiti che hanno contratto. Ed ancora, quando si parla di una inflazione trainata dai salari che aumentano più velocemente della produzione, imponendo una stretta fiscale o monetaria che, riducendo la domanda aggregata, faccia aumentare la disoccupazione e blocchi così le richieste di salari più alti.
Ci troviamo in un momento di riavvio della attività economica, convulso e disordinato: chi può aumenta i prezzi.
Chi lavora in un settore caratterizzato da una offerta molto ampia e frammentata dove non è possibile fare cartello, oppure produce beni o servizi non di prima necessità, non può aumentare i prezzi, e in taluni casi deve addirittura abbassarli se vuole vendere.
Chi si trova in condizioni di oligopolio, o fornisce prodotti indispensabili come quelli energetici, riesce invece a sfruttare la ripresa economica e può aumentare agevolmente i prezzi di vendita.
Questo è il mercato.
E le Banche centrali sono impotentiPrezzi disordinati: inflaziona chi può
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