La
gestione di Evergrande coinvolge una quantità estremamente differenziata di interessi e di creditori: ci sono i cittadini che hanno versato un anticipo sull'acquisto dell'immobile in costruzione; ci sono le ditte che lavorano nel settore edilizio e che attendono di vedersi saldate le fatture per l'attività svolta; ci sono i risparmiatori cinesi che hanno sottoscritto i bond distribuiti sul mercato attraverso il sistema bancario locale; ci sono i soggetti cinesi che si sono fortemente indebitati per speculare sulla crescita continua dei prezzi degli immobili, e che sperano di rientrare nel debito contratto rivendendo una parte degli immobili prenotati e poi rimanendo proprietari degli altri; ci sono soggetti stranieri che hanno sottoscritto bond in dollari che hanno rendimenti elevatissimi.
Sembra dunque che la gestione della crisi di Evergrande verrebbe
affrontata in modo da "mettere in fila i creditori", sulla base di un ordine di precedenza legale. In pratica, ci sono crediti maggiormente garantiti ed altri meno garantiti: il pagamento delle somme relative ai crediti meno garantiti viene rinviato, mentre viene onorato il pagamento di altri.
D'altra parte, è noto che, anche nel corso delle ordinarie procedure fallimentari, il principio della par condicio creditorum è assai temperato da una serie di privilegi e di priorità: a cominciare dal pagamento dei salari a quello dei contributi previdenziali e delle imposte.
Se così fosse, si passerebbe da una gestione ordinaria che soddisfa i creditori sulla base delle semplici scadenze cronologiche, ad una
gestione straordinaria che crea una gerarchia dei creditori. Alcuni verrebbero soddisfatti immediatamente, altri invece verrebbero messi in coda, pagati chissà se e quando: chi ha speculato, in Cina e dall'estero, contando su un salvataggio pubblico a spese del popolo cinese dovrà rifarsi i conti.
La gestione della crisi di Evergrande, oltre il dilemma fallimento/salvataggioCreditori? Certo, ma messi in fila!
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