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Sfide Africane

A mani vuote: l'Occidente, senza nessuna strategia, ora mendica il gas


Le strategie della Cina e della Russia sono state ben diverse. La prima ha puntato sulla collaborazione politica ed economica, finanziando la creazione di infrastrutture civili in cambio dell'ottenimento di consistenti concessioni minerarie, in vista di localizzare in Africa le sue industrie di sostituzione. Si sostiene, non a torto, che il debito contratto dai governi africani verso la Cina sia una potente leva di condizionamento politico da parte di quest'ultima. La Russia ha privilegiato invece la cooperazione sul piano tecnico e soprattutto militare.

Vero è che alcuni Paesi, ad esempio la Nigeria, sono riusciti a mettere a frutto le proprie risorse petrolifere con i partner occidentali. Ma quest'ultima si è sviluppata in modo incontrollabile sia dal punto di vista demografico che delle conurbazioni metropolitane.

La Algeria, invece, ha sviluppato intense reazioni sia con la Cina che con la Russia, fortemente irritata dall'atteggiamento americano e spagnolo favorevole al Marocco nella disputa sulla sovranità contesa sui territori del Sahara Occidentale.

Sulla Libia, è inutile farsi illusioni: dopo il collasso del regime del Colonnello Gheddafi, Russia e Turchia sono riuscite a spartirsi il controllo militare di ampie aree del Paese, mentre agli Occidentali è rimasto solo il potere politico formale su Tripoli. Sono saltate le elezioni che dovevano tenersi nello scorso mese di dicembre: il pericolo che il figlio di Gheddafi, Sahid, potesse candidarsi ed essere eletto ha messo in allarme la comunità politica occidentale.


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