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Tassi a zero e bassi Salari: tanti rischi e nessuna crescita

Imposte regressive per finanziare l'economia reale, incentivando investimenti, occupazione e salari

C'è una questione di fondo, da cui occorre partire: in un sistema economico aperto agli scambi internazionali, ai rapporti commerciali corrispondono altrettanti rapporti finanziari: uno squilibrio commerciale ne comporta uno identico sul piano finanziario. Per comprare bisogna pagare comunque, con denari propri o presi a prestito. Chi vende può accontentarsi di farlo a credito, ma rischia.

Le due crisi profondissime, quella americana del 2008 e quella europea del 2010, sono derivate da squilibri strutturali nei conti commerciali ed in quelli finanziari: le famiglie americane avevano comprato case, automobili ed altri beni di consumo durevoli attraverso mutui e prestiti concessi senza che verificare che avessero una adeguata capacità di rimborsare i debiti. Questi venivano cartolarizzati e venduti sui mercati internazionali: alti interessi ad alto rischio, fino al default.

Lo stesso è accaduto con la Grecia, che non era mai stata in equilibrio con la bilancia dei pagamenti, con un debito pubblico fuori controllo, e con le sue banche che si indebitavano all'estero per finanziare il credito all'interno. Lo stesso accadde pure in Spagna, un Paese con le finanze pubbliche in piena regola, ma le cui famiglie si erano ingozzate di debiti immobiliari senza avere un corrispondente ammontare di risparmio interno che li bilanciasse: i fondi venivano dalle banche francesi e tedesche, che impiegavano i propri fondi a tassi assai elevati. Lo stesso avevano fatto con la Grecia, così come era successo alla Irlanda, le cui banche si erano indebitate con quelle inglesi per finanziare la bolla immobiliare.
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