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"DEF 2023": la Ricreazione è finita

Troppa confusione, spese continue e debiti senza costrutto

Se tutto va bene, con un deficit del 4,5%, il PIL crescerà appena dell'1%, mentre il debito pubblico che è arrivato al 140% del PIL scenderà solo per merito dell'inflazione che gonfia il denominatore della frazione.

Tra i prezzi dell'energia sempre instabili, i rapporti di cambio tra le valute che rimangono ballerini, i tassi di interesse in aumento per cercare di controllare l'inflazione senza provocare una recessione, la situazione geopolitica che si è fatta tesissima, si naviga davvero contro vento.

L'Italia ha sprecato una lunga stagione di risanamento strutturale, fatta di precarizzazione del lavoro, di redditi dei lavoratori dipendenti ed autonomi massacrati, di imprese che si sono ingegnate ad andare avanti senza sosta, con i bilanci continuamente in bilico.

Dieci anni di sacrifici durissimi, dal 2008 al 2017, sono stati buttati al vento con politiche demagogiche, dettate dalla voglia di accontentare la rabbia popolare che si era fatta incontenibile: dalla lotta alla Casta ed al taglio delle pensioni d'oro, si è passati al Reddito di cittadinanza senza nessuna procedura concreta di inserimento nel mondo del lavoro, per arrivare alle erogazioni di bonus a pioggia, dai monopattini alle facciate. Le percentuali di sgravio fiscale si erano fatte assai più che generose, addirittura fantasiose con il 110%.

Il successivo "biennio pandemico", 2020-2021, è stato costellato da altri interventi di spesa a pioggia, per i cosiddetti "aiuti" e le "garanzie" pubbliche. Subito dopo è arrivata la stagione delle provvidenze volte a contrastare l'effetto dell'inflazione sulle bollette, di energia elettrica e di gas.
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