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Tassi più alti di sempre, finirà come nel 2008?

BCE, record al 4,25% e remunerazione dei depositi al 3,75%

In Italia, l'ABI ha rilevato che a giugno scorso il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è stato il 4,27% rispetto al 2,05% di giugno 2022, con un incremento di 222 punti base, mentre era stato pari al 5,72% alla fine del fine 2007; sempre a giugno, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 4,86%, più che triplicato rispetto all'1,44% di giugno 2022, con un incremento di 342 punti base, mentre era stato del 5,48% alla fine del 2007. Sempre a giugno scorso, il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,25%: praticamente raddoppiato rispetto al 2,21% del giugno 2022, con un incremento di 204 punti base, quando era stato del 6,18% alla fine del 2007.

Il punto chiave sta nella capacità di resistenza delle famiglie e delle imprese: le prime sono strette tra l'aumento dei prezzi al consumo e quello delle rate dei finanziamenti contratti a tassi variabili; le seconde, dalla stasi dei consumi reali che viene nascosta da un aumento dei fatturati monetari e da una riduzione del credito.

Gli impieghi delle banche a favore del settore privato dell'economia sono scesi dai 1.481 miliardi del giugno 2018 ai 1.457 miliardi del giugno 2021, per risalire a 1.487 miliardi nel giugno del 2022 e scendere poi nuovamente, al minimo di soli 1.447 miliardi, a giugno scorso.

Negli Usa, già alla fine del 2007, Ben Bernanke che allora era alla guida della Fed si rese conto che l'effetto moltiplicatore determinato dall'aumento dei tassi, agendo a ritroso sui prestiti a tasso variabile già erogati, determinava una dinamica incontrollabile sulla capacità delle famiglie americane di ripagare gli oneri sui debiti.

Qui non stiamo parlando solo dell'Italia, dove il credito alle imprese ed alle famiglie è stato tenuto fortemente sotto controllo, ma di tutta l'Eurozona: il rischio non è tanto quello della recessione, prospettiva cui siamo comunque pericolosamente vicini, ma di un avvitamento delle condizioni finanziarie delle imprese marginali e delle famiglie più deboli.

Al danno già grave che è provocato dall'inflazione si potrebbe aggiungere quello di una perdita di controllo della capacità dei debitori di rispettare le scadenze: la stabilità finanziaria è più importante di quella dei prezzi.

Il sistema bancario sembra vivere felicissimo nel Nirvana degli incassi crescenti sui prestiti, dopo anni di dieta ferrea: la BCE è passata, come la Fed, da un eccesso all'altro.

BCE, record al 4,25% e remunerazione dei depositi al 3,75%

Tassi più alti di sempre, finirà come nel 2008?
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