(Teleborsa) - La sigaretta elettronica va presto in fumo o, per usare il termine corretto di coloro che la usano, "svapa" prima ancora di decollare nella nutrita schiera dei fumatori. Oggi, la usano in Italia il 15% dei fumatori, circa 1,5 milioni di persone, porzione rilevante ma ancora non sufficiente a mettere al bando le bionde ed i tabaccai.
Stava diventando una vera e propria moda, con l'aiuto di molti VIP, fra cui compaiono celebrità come Jack Nicholson, Lindsay Loan e Leonardo di Caprio, ma anche Emanuele Filiberto e Lapo Elkan. Poi, c'è stato il tracollo.
Indubbiamente a dare il colpo di grazia al nuovo prodotto per il fumo, più ecologico, sono state le tasse imposte dal Governo al 58,5%, ma anche una pubblicità negativa da parte della comunità scientifica e del Ministero della Salute.
E' scattata così la fuga dei produttori ed importatori di e-cig, che hanno valicato le Alpi, passando in Francia, dove la sigaretta elettronica è considerata un prodotto medicinale, o verso l'Est europeo, dove non c'è una normativa specifica. In Europa ancora si discute su come configurare la e-cig.
A rimetterci sono solo i piccoli esercizi di rivendita: si stima che siano stati chiusi almeno 123 negozi in soli due mesi e che le nuove aperture si siano praticamente azzerate. "I negozi piccoli chiudono, gli altri per ora resistono" ha affermato Massimiliano Mancini, presidente dell'Associazione per il fumo elettronico (Anafe) . Un dato confermato anche dagli studi di Immobiliare.it, secondo cui si sono moltiplicati gli annunci di attività in (s)vendita negli ultimi mesi (il prezzo di cessione, incluso il magazzino, varia da 10mila a 20 mila euro).
Per un mercato che stava registrando un vero e proprio boom, con tassi di crescita a due cifre, è la catastrofe, con un 2013 che si prospetta pesantemente negativo.