(Teleborsa) - Il presidente argentino
Cristina Fernandez de Kirchner, ha negato che il debito del suo paese sia andato in
default, in quanto Standard & Poor ha detto che i problemi sul mancato rimborso delle obbligazioni erano da riferire ai problemi di insolvenza avuti 13 anni fa.
La Kirchner lo ha ribadito ieri in un discorso televisivo, avanzando la disponibilità a ulteriori colloqui con gli hedge fund, che hanno citato in giudizio lo stato argentino presso la corte federale di Manhattan, per 1,5 miliardi dollari di obbligazioni non rimborsate.
"Devo difendere gli interessi del mio paese", ha detto la Kirchner. "Pagando loro potrebbero innescarsi ulteriori pretese a danno dell'Argentina".
Va ricordato che il giudice federale di Manhattan ha preventivamente bloccato 539 milioni dollari, che il paese aveva inviato per il pagamento di cedole di obbligazioni emesse successivamente al 2001, per l’opposizione dei fondi hedge che reclamavano il loro rimborso, prefigurando una sorta di "bancarotta preferenziale".
Ieri i prezzi delle obbligazioni argentine sono scese, insieme all’indice azionario Merval. Dopo la dichiarazione del default su circa 13 miliardi di dollari di debito.
Moody Investors Service ha messo il rating del paese in outlook negativo. I funzionari hanno distinto l'episodio di ieri dal default di 95 miliardi dollari nel 2001, che è stato generato per quattro anni consecutivi di contrazione economica.
La Kirchner ha risposto che un blocco dei pagamenti da parte di un giudice federale americano non può generare un default.
"Questa situazione non è nemmeno contemplata nei contratti obbligazionari", ha detto poi il ministro dell'Economia, Axel Kicillof, al ritorno dai colloqui con i fondi hedge a New York. "L'Argentina farà tutti i ricorsi legali per dimostrare che non è in difetto. Chiunque si ostina a dichiarare il contrario, dice delle sciocchezze".