(Teleborsa) -
La parità uomo-donna nel mondo del lavoro è ancora molto lontana, nonostante le misure prese a favore di un allineamento del loro status professionale. Ne è una conferma anche il trend dei licenziamenti, che è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni.
Secondo una relazione dell'Istat alla Commissione Lavoro al Senato,
sono aumentate le donne licenziate, passando dal 16% del 2005 al 27,2% del 2012.
Un dato che fa coppia con quello degli inattivi, contenuto in un rapporto Eurostat, che conferma una percentuale di donne al 60% del totale.
L'abbandono del lavoro, purtroppo, non è sempre una scelta personale, neanche quando a mettercisi di mezzo è la famiglia: il numero di donne che hanno abbandonato il lavoro o sono state licenziate in concomitanza con la
gravidanza è salito dal 18,4% al 22,3%.
Crescono anche le procedure di "conciliazione" (dal 38,6% al 42,7%), a causa dell'impossibilità di gestire i ritmi casa-lavoro, orari di lavoro rigidi o disagiati,la mancanza di strumenti di welfare adeguati per gestire i figli ecc.
Secondo l'Istat, però, le
difficoltà delle donne di inserirsi nel mondo del lavoro vanno anche al di là dei licenziamenti (voluti o non), ma riguardano anche
"rinunce" di lavori o incarichi di maggior spessore, dettati spesso dall'impegno familiare.
Sempre secondo l'Istituto di statistica,
l'extra lavoro svolto dalla donna a casa è di oltre 5 ore con figli piccoli (sino ai 7 anni) e di poco inferiore con figli più grandicelli (8-12 anni). Anche il marito ha il suo "carico" giacché l'orario di lavoro casalingo dlele donne senza coniuge diminuisce sensibilmente.