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Il panic selling “stritola” il mercato cinese

Economia
Il panic selling “stritola” il mercato cinese
(Teleborsa) - Il mercato azionario cinese continua nella sua drammatica discesa, per i timori sul rallentamento della crescita economica e questo ha scatenato il panico tra gli operatori.



L'indice di riferimento del mercato azionario cinese, lo Shanghai Composite, ha chiuso in calo dell'8,5% a 3.209,91 punti, estendendo drammaticamente le perdite della scorsa settimana e il sell-off continua nonostante i tentativi del governo centrale tesi a rassicurare gli investitori.

Ma la negatività non si ferma a Pechino, perché il trend ribassista della borsa cinese ha trascinato sul fondo i mercati in tutta la regione.

L'indice Hang Seng di Hong Kong è sceso del 4,9% a 21.313,28, mentre il più grande mercato azionario della regione, il Nikkei giapponese, ha chiuso in calo del 4,6% a 18.540,68 punti, il livello più basso in quasi cinque mesi. In Australia, l'indice S & P / ASX 200 è sceso del 4,1% a 5.001,30, mentre l'indice sud coreano, il Kospi, ha terminato la sessione sui minimi di giornata a 1.829,81 punti.

L’ultimo intervento del governo, di consentire al suo principale fondo pensione statale di investire nel mercato azionario, non è riuscito a rassicurare gli operatori, sia in Cina che all'estero.

Secondo le nuove regole emanate da Pechino, sarà consentito al fondo di investire fino al 30% del proprio patrimonio netto in azioni quotate sul mercato interno. Con la crescente domanda il governo spera di far risalire i prezzi.

Ed è proprio qui che risiede il problema principale. Se i mercati cinesi mostrano incertezza, i risparmiatori del dragone pretendono che lo Stato venga in loro soccorso.

L’imponente piano di riforme intrapreso da Pechino, dipende essenzialmente dal suo impegno a sostenere un’economia di mercato, ma se il governo centrale interviene continuamente, i mercati azionari cinesi non potranno mai maturare.

Il mercato cinese è formato prevalentemente da piccoli investitori. Circa l’80% gestisce direttamente i propri portafogli. Al contrario delle borse estere, generalmente dominate da grandi investitori istituzionali.

Per cui gli investitori, anche se di notevole entità, non hanno la capacità di influenzare da soli il mercato, perché i valori dei loro portafogli è relativamente piccolo, lasciandoli pericolosamente esposti alle fluttuazioni delle borse.
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