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Olio, si riducono i consumi. Sbarchi record dalla Tunisia

La Coldiretti lancia un serio allarme: negli ultimi dieci anni gli italiani hanno tagliato del 25 per cento gli acquisti di olio di oliva. A pesare anche i recenti scandali sulle truffe dell’olio

Olio, si riducono i consumi. Sbarchi record dalla Tunisia
(Teleborsa) - Se un italiano su quattro dice addio alla dieta mediterranea è anche per colpa del recente scandalo che ha coinvolto alcuni produttori italiani di olio d'oliva. A pesare sulla consistente riduzione dei consumi "sono tra l’altro i recenti scandali sulle truffe dell’olio che hanno aumentato la diffidenza come pure la diffusione di prodotti di importazione di bassa qualità che disorientano i consumatori" ha riconosciuto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, sottolineando che si tratta di "una situazione intollerabile in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo a contare su 533 varietà di olive e 43 oli tutelati dall'Unione Europea".

L'associazione dei coltivatori ha poi lanciato un serio allarme: l'Italia è invasa da olio di oliva tunisino, con le importazioni dal Paese africano che sono aumentate del 734% nel 2015, pari ad oltre otto volte le quantità rispetto allo scorso anno.

Quest’anno - sottolinea la Coldiretti - si sono registrati sbarchi record di olio dalla Tunisia che diventa il terzo fornitore dopo la Spagna, la quale perde terreno anche a favore della Grecia, con l’aumento del 517 per cento delle spedizioni elleniche verso l’Italia nello stesso periodo. Il risultato è che nel 2015 - precisa la Coldiretti - l’Italia si conferma il principale importatore mondiale di olio di oliva nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale.

Il rischio concreto è il moltiplicarsi di vere e proprie frodi come sembrano dimostrare le recenti indagini aperte dalla Magistratura e dall'Antitrust, ma anche di inganni, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori.





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