(Teleborsa) -
Cresce l’interesse intorno all’Aeroporto Ronchi dei Legionari di Trieste, la cui società di gestione Aeroporto Friuli Venezia Giulia spa, attualmente controllata interamente dalla Regione Friuli, ha aperto nell’autunno scorso un
bando pubblico (offerte da formulare entro il 6 giugno 2018) per
l’acquisto del 45% delle azioni.
Una
clausola prevede che il vincitore, trascorsi 36 mesi dall'acquisizione del pacchetto, possa
acquistare un ulteriore 10% per ottenere la maggioranza assoluta e dunque il controllo di Trieste Airport.
La cerchia dei pretendenti è piuttosto ristretta, poiché il bando è rivolto unicamente alle società che gestiscono
aeroporti con traffico di almeno 10 milioni di passeggeri l’anno. Fra questi
Aeroporti di Roma, la milanese
SEA, i veneziani di
SAVE e
SACBO, la società che gestisce l'aeroporto di Milano Bergamo.
Proprio da Bergamo rimbalzano i rumors per un interesse a valutare la possibilità di confezionare un’offerta per il 45% di Trieste Airport, dove da poco è stato inaugurato l’
avveniristico polo intermodale dei trasporti.
La mossa del gestore bergamasco fa intendere che le
strategie industriali vanno ben oltre le logiche puramente territoriali. In fase di
stallo il ventilato
accordo con SEA (che detiene il 30,98% di SACBO), su cui si è espresso il sindaco di Milano
Giuseppe Sala, affermando che "un deal Sea-Sacbo avrebbe molto senso, ma ad oggi non abbiamo ancora trovato una quadra sulle valutazioni economiche delle due società". Lo scalo di
Brescia Montichiari, finito nell’orbita di SAVE che controlla la veronese Catullo, che ne detiene la concessione, sembra essere
ben più lontano della breve distanza geografica che lo separa da Orio al Serio.
Dunque, SACBO mette in moto le sue pedine per saggiare la convenienza di una partecipazione azionaria in uno
scalo di confine, destinato a diventare strategico rispetto alla concorrenza dell’
aeroporto sloveno di Lubiana spinto dagli investimenti di
Fraport, società che gestisce gli aeroporti di Francoforte.