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Camera, chiusure domenicali, Moretti CNCC: "Prima di decidere Governo faccia analisi puntuale sul tema"

Per centri commerciali la domenica rappresenta tra 15%-25% del fatturato settimanale

Economia
Camera, chiusure domenicali, Moretti CNCC: "Prima di decidere Governo faccia analisi puntuale sul tema"
(Teleborsa) - "In Italia ci sono 1.200 centri commerciali, con 2 miliardi di presenze ogni anno. Siamo una grande rete di scambi commerciali con 51 miliardi di volume d'affari al netto dell'IVA. Escludendo la componente occupazionale, partecipiamo al 3,5% del PIL del Paese".

E' quanto ha dichiarato Massimo Moretti, Presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali, in audizione alla Camera in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali.

"All'interno dei centri commerciali ci sono 35mila negozi, diamo lavoro a 553mila persone solamente come impieghi diretti. In percentuale rappresentiamo il 2,4% della forza lavoro in Italia. Se si dovessero chiudere i centri commerciali la domenica - ha detto Moretti - secondo le nostre stime andrebbero persi 40mila posti di lavoro. Ricordiamo che diamo lavoro soprattutto a donne, circa il 70%, e a giovani con un titolo di studio non elevato, oltre a creare occupazione sul territorio. Riteniamo che prima di prendere decisioni importanti per il Paese, serva da parte del Governo un'analisi statistica puntuale sul tema. Ci troviamo ancora in fase debole di consumi, non abbiamo ancora ripreso i livelli pre-crisi. In termini di fatturato, per ogni centro commerciale la domenica rappresenta tra 15%-25% del fatturato settimanale. Chiudere la domenica significherebbe perdere questi consumi, o dirottarli sull'online. Tra l'altro, ha concluso il Presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali - il 26% dei 35mila negozi sono piccoli commercianti, famiglie che gestiscono direttamente quel punto vendita, quindi 9mila negozi di persone che vivono di quella singola attività sarebbero fortemente a rischio".

Auditi anche i rappresentanti di Unionturismo. "La domanda turistica necessita di un'offerta sempre disponibile, sia per musei che per parchi archeologici o naturali e anche per quanto riguarda i pubblici esercizi", ha detto Vincenzo Ceniti, Segretario Generale di Unionturismo.

"Gli stranieri che consumano reddito qui da noi sono i clienti privilegiati, va predisposta un'offerta in funzione delle loro esigenze. In Italia il turismo vale il 10%-15% del PIL e continua a crescere, per questo serve un'attenzione da parte dello Stato che sia compensatrice delle politiche frazionate a capo delle regioni: manca una legge quadro in materia di turismo. Ci rendiamo conto delle esigenze dei lavoratori, però dall'altra parte c'è una domanda che preme e che chiede la disponibilità di un'offerta totale e completa come avviene in gran parte dei Paesi europei".

Barbara Cacciolari consigliere nazionale Unionturismo, ha aggiunto: "L'impatto del turismo si riflette sui 3,4 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti generati nel 2017, si potrebbe arrivare a 4 milioni nel 2018, un dato molto importante in quanto abbiamo ancora problemi di crescita dei consumi, disoccupazione, e le scelte che limitano la concorrenza e gli investimenti non sembrano del tutto appropriate. L'impatto che il turismo ha su PIL italiano è molto forte, supera gli altri Paesi europei in valore percentuale: la chiusura domenicale stride con un sistema del commercio che oggi è un mondo integrato, non solo si rifà alle attività commerciali intese in senso stretto, ma è un mondo che è aperto all'internazionalizzazione attraverso le vendite online. Da 2011 la quota di mercato dell'e-commerce è passata da 19 a 35 miliardi di euro, è il nostro maggior competitor. Il commercio tradizionale e i piccoli commercianti rischiano di scomparire ma non a causa delle aperture domenicali, oggi ci sono altri fattori che influiscono su questo".
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