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Tav e Tap: grandi opere, grandi guai per il governo. E' ancora scontro tra Lega e 5Stelle

Dopo il no di Maio alla Tav, Salvini intima il silenzio ai suoi "altrimenti viene giù tutto" ma una bomba a orologeria è pronta a esplodere facendo saltare il già precario equilibrio del governo

Economia, Politica, Trasporti
Tav e Tap: grandi opere, grandi guai per il governo. E' ancora scontro tra Lega e 5Stelle
(Teleborsa) - Grandi opere, ma anche grandi guai in vista per il governo gialloverde. Sale, infatti, la tensione nella maggioranza, dopo che il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha spiegato che i lavori del gasdotto che giungerà in Puglia dovranno proseguire obbligatoriamente, altrimenti bisognerà pagare una penale da ben 20 miliardi di euro.

M5S: "CONTE SBAGLIA" - L'ala del Movimento 5 Stelle che si è sempre schierata contro la realizzazione di questa opera, infatti, non ci sta ed ha alzato la voce nelle ultime ore. In particolare, i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis, insieme alla deputata Sara Cunial, hanno replicato alle parole del premier, spiegando: "Anche Conte sbaglia. Non ci possono essere penali le loro parole riportate dall’agenzia Ansa - semplicemente perché non esiste alcun contratto tra Stato e TAP. Non ci possono nemmeno essere costi a carico dello Stato, semplicemente perché, non essendovi ad oggi il rispetto delle prescrizioni da parte di TAP, non vi può essere responsabilità dello Stato. Continuiamo ad avere fiducia nella magistratura".

DI MAIO PERO' CORREGGE I SUOI - "Da ministro dello Sviluppo economico ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente. Le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro - aggiunge - e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere alcunché".


TAV, SCONTRO LEGA- 5 STELLE - Sul fronte Tav, invece, è proprio Di Maio, che ha dovuto "cedere" sulla TAP, ad aprire la crepa, in questo caso non interna - ma anzi strumentale a riguadagnare consensi da parte della base pentastellata in agitazione - bensì esterna, ovvero con l'alleato di governo leghista, favorevole da sempre al completamento dell'Alta velocità Torino-Lione. "Da sempre noi siamo contrari alla Tav, e soprattutto è nel contratto di governo. Credo che in questo momento nessuno del governo a Roma abbia intenzione di foraggiare quell'opera", afferma il vice premier pentastellato, aprendo dunque un'altra rottura.


SALVINI PER ORA INTIMA IL SILENZIO AI SUOI - Nessuna reazione al momento da parte leghista e sembrerebbe che l'ordine di scuderia stavolta arrivi proprio da Matteo Salvini. Per una volta l'invito rivolto ai suoi, e prima ancora a se stesso, è percorrere, seppur con fatica, la strada del silenzio. Una mossa strategica quello di temporeggiare per evitare che "venga giù tutto". Non una sola parola sullo stop alla Tav, dunque, rilanciato dal "socio" Luigi Di Maio. Nessuna reazione ufficiale, dunque, ma fonti vicine al partito di Matteo Salvini fanno sapere che la posizione della Lega comunque non cambia: la Tav è necessaria e deve andare avanti, si può rivedere il progetto ma non va ridiscusso.


IL CARROCCIO DICE NO ALLA GUERRA AI GIORNALI - Non solo Tav e Tap, ieri si è aperta un'altra crepa sul taglio dei finanziamenti pubblici all'editoria. Con il presidente della commissione Trasporti alla Camera, il leghista Alessandro Morelli, coordinatore della comunicazione della Lega molto vicino a Salvini, che, in un lungo post, ha messo in chiaro che il suo partito metterà paletti ai tagli decisi dai 5 stelle.

"L'editoria è una grande risorsa per ogni Paese. Sono da cancellare le storture e i privilegi ma vanno tutelate le piccole grandi testate che hanno sempre fatto informazione di qualità e servizio pubblico nei territori. I giornali locali sono stati la fucina che ha prodotto grandi giornalisti ed editano una mole di informazioni che mai le testate nazionali potrebbero coprire. In più una guerra talebana e quindi irrazionale a giornali storici è un errore che favorisce editori che vedono nella carta stampata non un investimento industriale o culturale ma una mera opportunità di indirizzare le masse",
ha chiarito Morelli.


Tav, Tap e tagli all'editoria: 3 nodi da sciogliere che potrebbero rivelarsi una vera e propria bomba ad orologeria per l'esecutivo, pronte ad esplodere. Non resta che attendere per capire se gli alleati di governo riusciranno ancora una volta a disinnescare il rischio di una rottura definitiva.


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