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Visco: appartenenza all'Europa fondamentale. Necessario rafforzare istituzioni

Sull'aumento del debito il Governatore avverte: "Poco efficace se non addirittura controproducente"

Economia
Visco: appartenenza all'Europa fondamentale. Necessario rafforzare istituzioni
(Teleborsa) - "L'appartenenza all'Unione Europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile: è il modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali poste dall'integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori".

Questo è il messaggio del Governatore della Banca d'Italia Visco parlando all'assemblea annuale dell'Istituto, ricordando come l'economia italiana è profondamente integrata con quella europea. L'Europa ha fatto crescere tutti i paesi del continente, saremmo stati più poveri senza l'Europa, e lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario. Quindi da parte del Governatore una sollecitazione per contribuire a rafforzare le istituzioni europee per il benessere di tutti e di contribuire fattivamente al completamento dell'Unione economica.

Devono essere chiare le responsabilità da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce, "le parole sono azioni" e che "nell'oscurità le parole pesano il doppio".

Visco risponde anche ai critici dell'Europa.

"La debolezza della crescita dell'Italia negli ultimi vent'anni non è dipesa né dall'Unione europea né dall'euro; quasi tutti gli altri stati membri hanno fatto meglio di noi. Quelli che oggi sono talvolta percepiti come costi dell'appartenenza all'area euro sono, in realtà, il frutto del ritardo con cui il Paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all'apertura dei mercati a livello globale".

"Nel nostro paese ha pesato - ha ricordato - sulla stabilizzazione del quadro economico e sulla crescita, anche lo squilibrio dei conti pubblici".




Riguardo alla situazione economica attuale Visco ha sottolineato la guerra dei dazi, che ha creato gravi difficoltà al commercio internazionale. La frenata ha avuto forti ripercussioni sui paesi esportatori come Francia, Italia e Spagna a cui si è aggiunta la flessione del settore auto. Da qui la modesta crescita del nostro Paese con un leggero miglioramento nel secondo semestre dell'anno in corso.

Quanto alle misure del Governo, questa l'opinione del Governatore: "Nelle valutazioni ufficiali l'introduzione del reddito di cittadinanza e le nuove misure in materia pensionistica porterebbero, senza considerare gli effetti restrittivi delle relative coperture, a un aumento del prodotto di circa 0,6 punti percentuali nel complesso del triennio 2019-2021". Sui dati sugli effetti sull'occupazione Visco dice: "C'è incertezza".

Sulla crescita inoltre - ricorda il Governatore - pesano le tensioni sul mercato delle obbligazioni pubbliche. Per ora i maggiori costi dei titoli pubblici non si sono tradotti, se non in maniera limitata, sui prestiti di famiglie e imprese, ma il quadro potrebbe cambiare in peggio.

Quanto ad una politica espansiva del debito, Visco mette in guardia: "Limitarsi ad un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia di famiglie e imprese."

Anche la sterilizzazione dell'IVA senza compensazioni avrebbe ripercussioni negative. Infine la necessità di un'ampia riforma fiscale, premiando il lavoro e favorendo l'impresa.

Anche un messaggio sul controverso tema dell'immigrazione, ricordando la caduta demografica nel nostro Paese, con effetti negativi sul nostro futuro. "L'immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del Paese, ma vanno affrontate le difficoltà che incontriamo nell'attirare lavoratori a elevata qualificazione così come nell'integrazione e nella formazione di chi proviene da altri paesi. La produttività e la capacità imprenditoriale risentono inoltre negativamente del progressivo aumento delle quote di giovani e di laureati che ogni anno lasciano l'Italia, riflesso dei ritardi strutturali dell'economia."

a cura di

Dino Sorgonà
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