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Palazzo Chigi: "Dialogo con UE, pronti ad adottare tutte le cautele"

In una nota il governo risponde alla Commissione UE; nuova stima del rapporto deficit/PIL portato al 2,1% per il 2019

Economia
Palazzo Chigi: "Dialogo con UE, pronti ad adottare tutte le cautele"
(Teleborsa) - Dialogo costante con le istituzioni europee e monitoraggio dei conti pubblici per arrivare a un accordo su come perseguire gli obiettivi su debito e deficit.

L'Italia risponde alla procedura di infrazione per debito eccessivo arrivata dalla Commissione UE con una nota emessa da Palazzo Chigi in cui si legge che il "governo monitora costantemente l'andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo".

Nella nota, il governo "prende atto dell'esito della valutazione della Commissione Europea circa il rispetto della Regola di riduzione del debito nel 2018", ricordando che nel Rapporto sul Debito inviato alla Commissione lo scorso 31 maggio, erano state resi noti i fattori rilevanti per il mancato rispetto della riduzione del rapporto debito/Pil nel 2018.

"In chiave prospettica, sono state anche fornite stime e valutazioni che indicano che nell'anno in corso l'Italia rispetterà i dettami del Patto di Stabilità e Crescita", prosegue Palazzo Chigi.

Nella nota del governo vengono poi elencati "gli andamenti della finanza pubblica italiana, le circostanze che li caratterizzano e, elemento importante, le iniziative che saranno intraprese per assicurare la conformità al Patto di Stabilità e Crescita".

"Per quanto attiene allo scorso anno, è importante ricordare che l'attuazione della politica di bilancio ha seguito l'impostazione della Legge di Bilancio approvata dal precedente parlamento senza alcun allentamento della politica fiscale - puntualizza la nota - Ciò anche quando, a partire da fine estate, cominciarono a manifestarsi segnali di un indebolimento ciclico dovuto principalmente a fattori esogeni, in particolare il forte rallentamento dell'attività e delle esportazioni manifatturiere".

Secondo Palazzo Chigi, "l'indebitamento netto (deficit) della Pubblica amministrazione nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione, la quale pone il deficit di quest'anno al 2,5% del PIL, contro il 2,4 previsto dal Governo nel DEF".

"Partendo dalla previsione del Def (che incorpora il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica, previsto nel caso in cui il deficit
nominale superi il 2 per cento del Pil) - si legge nella nota di Palazzo Chigi - il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia per l'anno in corso maggiori entrate tributarie e contributive per 0,17 punti percentuali di PIL e maggiori entrate non tributarie (utili e dividendi) per ulteriori 0,13 punti. A fronte delle maggiori entrate, si stimano prudenzialmente maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento pari a 0,12 punti di PIL. Il beneficio netto per il bilancio sarebbe dunque di circa 0,2 punti percentuali e condurrebbe la stima di deficit al 2,2 per cento del PIL".

"Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione, un deficit del 2,2 per cento del PIL produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019", continua la nota.

"Tale risultato configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità, nonché un risultato significativamente migliorativo dello stesso accordo di dicembre. Insieme alle stime di indebitamento netto sopra accennate vanno calcolati gli effetti delle minori spese derivanti da accantonamenti prudenziali riguardanti le più cospicue misure adottate dal Governo nel corso dell'anno".

Infine, conclude la nota, "sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa ragionevolmente risulterà pari ad un ulteriore 0,07% del Pil e l'indebitamento netto si attesterebbe al 2,1 per cento del PIL. Migliorerebbe in misura corrispondente il saldo strutturale, con effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018".

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