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Abi, Patuelli: "Debito e burocrazia frenano la crescita"

Intervistato da Teleborsa il Presidente dell'Abi ha affermato che per uscire dallo stallo dell'economia l'Italia deve puntare su semplificazione normativa e certezza prospettica del diritto

Economia
Abi, Patuelli: "Debito e burocrazia frenano la crescita"
(Teleborsa) - Debito e burocrazia. Sono queste secondo il presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Antonio Patuelli – intervistato da Teleborsa in occasione del convegno "Obbligati a Crescere: Strategie per l'Italia" organizzato, questa mattina, dal Messaggero in collaborazione con l'Abi, a Palazzo Altieri – le "zavorre" che boccano la crescita italiana. Un contesto in cui i principali fattori su cui si rende necessario lavorare per uscire da questa situazione di stallo dell'economia, secondo Patuelli, sono due: "semplificazione normativa e certezza prospettica del diritto".



Riguardo alla possibilità, per l'Italia, di evitare l'avvio di una procedura di infrazione Ue per debito eccessivo, il Presidente dell'Abi si mostra ottimista. "Non mi sembra che ci sia inconciliabilità o che ci siano dei dati estremizzati che impediscano di trovare un punto di equilibrio" ha affermato Patuelli.

Parlando di investimenti, il Presidente dell’Abi si è detto favorevole alla proposta del vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini che, ieri, a Porta a Porta, ha lanciato l'idea di una "pace fiscale" volta a far emergere il denaro nascosto (stimato in centinaia di miliardi) nelle cassette di sicurezza, dando la possibilità, dietro al pagamento di un'imposta, di rimetterlo in circuito per gli investimenti. "Le banche – ha concluso Patuelli – sono in prima fila nella lotta al riciclaggio al fianco delle istituzioni nazionali, europee e internazionali e, di conseguenza, tutto ciò che riporta legalità in questo settore è da noi assolutamente sempre ben visto" ha, concluso Patuelli, commentando la proposta.


Si parla di strategie per la crescita, quali sono le "zavorre" che bloccano l’Italia?

Il debito pubblico, innanzitutto. In secondo luogo vi sono normative estremamente complicate che si sono sovrapposte e che rallentano i fattori dello sviluppo. La semplificazione normativa è uno dei presupposti insieme alla certezza prospettica del diritto perché vi deve essere molta chiarezza per gli investitori e per gli imprenditori di quelle che saranno, nei prossimi anni, le normative entro le quali possono investire e lavorare. Se invece c'è un terremoto continuo di cambiamenti normativi è chiaro che le imprese hanno più difficoltà a investire e a lavorare.

Come si evita la procedura di infrazione Ue contro l'Italia?

Prima di tutto ragionando. Ragionando fra autorità italiane e autorità della Commissione europea. Non mi sembra che ci sia inconciliabilità o che ci siano dei dati estremizzati che impediscano di trovare un punto di equilibrio.

La proposta di Matteo Salvini di "rimettere in circuito per gli investimenti i miliardi nascosti nelle cassette di sicurezza delle banche" attraverso un condono fiscale, può essere letta come una sorta di riciclaggio di Stato?

Da come l'ho letta mi sembra una cosa diversa. Ci sono state diverse misure in questi 15 anni per far riemergere liquidità esportata all'estero, o comunque nascosta, e questa mi sembra sia un'ipotesi simile che non riguarda soldi esportati illecitamente all'estero ma quattrini nascosti in Italia che possono essere di origine non facilmente tracciabile. Il problema di come tracciare questi quattrini rimane una tematica importante. Le banche sono in prima fila nella lotta al riciclaggio al fianco delle istituzioni nazionali, europee e internazionali e, di conseguenza, tutto ciò che riporta legalità in questo settore è da noi assolutamente sempre ben visto.


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