(Teleborsa) - La questione
Alitalia è nelle mani del Governo, ma sulla carta lo sarà di coloro i quali decideranno di legarsi alla
cordata guidata da FS, sempre alla ricerca del 40% mancante al monte della partecipazione azionaria alla newco. E in queste ore le
voci delle soluzioni imposte per il salvataggio e rilancio della compagnia aerea
si rincorrono nel mondo politico e sindacale, che manifestano segni di preoccupazione.
La
partnership con Delta Air Lines si prospetta tutt'altro che indolore in quanto
presupporrebbe un numero consistente di esuberi (un rapporto ne indicherebbe 740) solo relativi al personale di terra Alitalia. A ciò di aggiunga il pesante
ridimensionamento di Fiumicino e Linate, a tutto favore dei programmi intercontinentali del vettore americano che starebbe invitando
Air France, di cui è azionista per il 10% circa, a
entrare in gioco per la gestione del
medio raggio (si parla di 15 collegamenti in meno su Linate).
Per rendere il piano industriale fattibile e produttivo entro il 2023,
inevitabile puntare all'ottimizzazione dei costi operativi, con tagli a rotte come quella che collega Napoli e Roma, e sulle risorse d
i intermodalità con FS impegnata a rendersi ancora più competitiva nei trasferimenti da e per gli aeroporti principali con l’AV. Il
ridimensionamento della flotta Alitalia da 118 a 109 velivoli non impedirebbe di operare sulle rotte transatlantiche con il Nord America, ma sempre in una logica di collaborazione con i partner Sky-team.
Il
piano industriale al 2023 prevede un
aumento di 500 milioni del fatturato, con ricavi totali che salirebbero da 3,1 miliardi a 3,6 miliardi e un
EBIT positivo per 134 milioni.