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Goldman Sachs, taglio dei tassi Bce costa 5,6 miliardi di euro

Per la banca d'investimenti, essenziale l'applicazione del tiering per sedare gli stress del taglio del costo del denaro nel Vecchio Continente

Economia
Goldman Sachs, taglio dei tassi Bce costa 5,6 miliardi di euro
(Teleborsa) - Il 12 settembre scatta la data X per la BCE, chiamata a riunirsi per prendere importanti decisioni di politica monetaria. Un meeting che i mercati attendono da tempo visto che si ipotizza un taglio dei tassi, oltre che il via del terzo round di Tltro, il prestito agevolato di liquidità alle banche.



Il team di analisti di Goldman Sachs sembra non volersi far trovare impreparato a questa eventualità e, già ora, fa i calcoli sulle conseguenze che si avrebbero in Europa con l'ennesima riduzione del costo del denaro. Gli esperti del colosso finanziario americano, nel prevedere quello che potrebbe accadere, tengono inoltre ben conto del fatto che dal 2014, anno in cui il costo del denaro ha visto il segno meno, gli istituti hanno pagato 21 miliardi di euro alla Banca centrale europea, l'equivalente di una tassa di 7,5 miliardi l'anno. Tale cifra vedrà crescere esponenzialmente il suo valore se dovesse concretizzarsi, come annunciato, un nuovo taglio.

Nel dettaglio, per Goldman Sachs, 20 punti base di riduzione del costo del denaro corrisponderebbero a 5,6 miliardi di euro, ovvero il 6% degli utili del totale di questi istituti con conseguenze su dodici banche che dovrebbero affrontare una riduzione dell'utile per azione di oltre il 10% e cinque per oltre il 20%.

Nel modello previsionale inoltre la Germania sarebbe la nazione che soffrire le conseguenze più pesanti, con il 31% in meno di utili, seguita a ruota dalla Grecia con il 10% in meno e dall'Italia che sarebbe vicina allo stesso valore della seconda.

Ma a fare da vero ago della bilancia in questo scenario rimane l'incognita del sistema del tiering sui depositi a Francoforte.
Ammontano a 2.000 miliardi di euro le riserve di liquidità depositate dalle banche europee a Francoforte, valore che risulta in eccesso rispetto ai minimi obbligatori stabiliti rappresentando un costo importante per le banche del vecchio continente. Su di esse infatti, pesa un tasso negativo che il tiering, se applicato, azzererebbe. L'effetto di tale tasso, pari allo 0%, ridurrebbe l'impatto negativo sul loro margine d’interesse.

La differenza più importante poi si avrebbe se il tiering fosse applicato a tutto il differenziale negativo dello 0,6% risultante alla fine (e non solo sui 20 punti base del taglio). In questo caso, e solo in questo caso, per gli analisti, si riuscirebbe a mitigare lo stress dovuto al taglio del costo del denaro e porterebbe conseguenze positive almeno per alcuni paesi europei. La Germania balzerebbe dall'ultimo posto della classifica al primo, vedendo un incremento del 4%, con la Francia a seguito con l'1%. Gli altri Paesi invece non ne gioverebbero ma ridurrebbero in maniera fondamentale le perdite previste nella prima ipotesi. L'Italia, così come il Portogallo, vedrebbe un risultato complessivo in riduzione dell'1%, Spagna e Irlanda non vivrebbero variazioni mentre la Grecia vivrebbe un -2%.





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