(Teleborsa) - Una
"piccola" eccellenza da 9 miliardi di fatturato e 24 miliardi di portafoglio ordini (backlog), un'azienda che, con questi numeri, non può certo esser definita piccola ed è anche molto
avanti nella transizione energetica, con il
70% del suo libro ordini in attività non oil (dal gas al decomisioning, per non dimenticare i numerosi progetti nelle rinnovabili).
E' questa la
Saipem di cui parla l'Amministratore delegato,
Stefano Cao, in una intervista al Corriere della Sera Economia, dove racconta anche di un
'Italia che
valorizza troppo poco le sue
"eccellenze" e sfrutta ancora meno le sue
risorse naturali, ad esempio il gas nel Mar Adriatico che rischia di venir sfruttato da altri paesi e dalle grandi major globali. Un Paese che vanta eccellenze nelle energie pulite, come
Enel, che è leader nelle rinnovabili nel continente americano, ed
Eni, in grado di competere a livello globale nei giacimenti di gas.
Saipem - afferma Cao ripercorrendo il passato - è un
"patrimonio nazionale" che va salvaguardato: realizza il
96% del fatturato all'estero, ma genera
l'80% di quel fatturato attingendo
a prodotti e servizi di PMI con un bacino di
24 mila aziende nell'indotto, di cui
2.900 italiane.
Parlando di Saipem, Cao parla di un
vicino ritorno dei dividendi e di una
transizione energetica "già avviata", ma ricorda che "giorno per giorno si devono fare passettini per garantirla".
A proposito della transizione energetica, il manager ha parlato di una serie di priorità per
l'Italia per arrivare all'azzeramento della CO2 "che avvelena il pianeta": realizzare di impianti per
energie rinnovabili, un campo in cui Saipem sta già lavorando da tempo, come i
parchi eolici offshore, e sviluppare
nuove tecnologie, come il
Kitegen (l'aquilone eolico) e lo sfruttamento delle
correnti marine. Ma è prioritario anche il l'uso dell’
idrogeno e le azioni volte a
ridurre e catturare la CO2 che intanto viene prodotta.