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Coronavirus, rientra l'allarme per la nave bloccata a Civitavecchia

Rassicuranti i primi esiti del test sulla paziente. Conte: "No allarmismi, Italia è vigile"

Economia
Coronavirus, rientra l'allarme per la nave bloccata a Civitavecchia
(Teleborsa) - Dovrebbe rientrare a breve l'allarme coronavirus sulla nave Costa Crociere ancorata a Civitavecchia dove una donna, arrivata da Hong Kong in Italia lo scorso 25 gennaio, ha avuto lievi sintomi influenzali.

RIENTRA ALLARME CORONAVIRUS PER NAVE CIVITAVECCHIA - Secondo quanto anticipato dall'Ansa, i primi test effettuati dallo Spallanzani escluderebbero il coronavirus 2019-nCoV come causa del malessere della turista.

I sintomi del coronavirus sono infatti simili a quelli dell'influenza di stagione, cosa che fa aumentare i casi sospetti: solo esami specifici e approfonditi sono in grado di identificare l'origine del virus.

Anche per questo, al manifestarsi dei primi sintomi, il personale della nave Costa Smeralda ha applicato il protocollo di sicurezza, mettendo in isolamento nell'ospedale di bordo la donna e il e marito: qui i due pazienti sono stati raggiunti dai medici dello Spallanzani per realizzare i test.

Ciò ha portato al blocco della nave nel porto romano, con l'obbligo per gli oltre 6mila passeggeri di rimanere a bordo. Oltre ai disagi per le persone rimaste bloccate sulla nave, l'allarme ha avuto conseguenze dirette su Carnival, il gruppo proprietario della nave, che in mattinata è crollato alla Borsa di Londra del 6%.

CONTE: 'NO ALLARMISMI' - "L'Italia è in prima linea per le misure di prevenzione e contrasto a questo virus", ha ricordato da Sofia il premier Giuseppe Conte in riferimento alle notizie che arrivano da Civitavecchia. "Confermiamo la nostra massima attenzione, ci manteniamo aggiornati per intensificare, se necessario, le nostre cautela. Già adesso, senza necessità di diffondere allarmismi e che si alimenti alcuna forma di panico, noi stiamo adottando tutte le iniziative per fronteggiare i rischi connessi al coronavirus. Non siamo preoccupati, ma siamo vigili".

CONTAGI IN CINA E NON SOLO - Intanto, al momento sono 7.711 i contagi da coronavirus di cui 1.370 casi in condizioni gravi. Lo ha reso noto la Commissione nazionale sanitaria cinese sottolineando che la maggior parte dei contagi riguarda la provincia di Hubei dove si è generato il virus. Altre 81 mila persone sono invece sotto osservazione.

Aumentano poi i casi fuori dai confini cinesi. Nella giornata di oggi si sono registrati i primi casi nelle Filippe e in India. Secondo quanto ha dichiarato il ministro della Sanità filippina, Francisco Duque III in conferenza stampa, si tratta di una donna cinese di 38 anni, di Wuhan, arrivata a Manila il 21 gennaio via Hong Kong, e che ora si trova ricoverata in ospedale.

Positivo al test è risultato anche uno studente del Kerala, rientrato nei giorni scorsi da Wuhan, in Cina. Lo ha reso noto il ministero della Salute indiano, aggiungendo che il ragazzo è in isolamento e che è stabile. Il Kerala, come Delhi, l'Haryana, il Punjab e il Rajasthan è uno degli stati che hanno tenuto in osservazione viaggiatori provenienti dalla Cina: in Kerala, in particolare, sono stati sottoposti al test oltre 600 viaggiatori rientrati dall'area infetta.

DONAZIONI PER LA RICERCA - Nel frattempo, il mondo delle imprese si muove al fianco delle autorità cinesi per sostenere la ricerca e lo sviluppo di un vaccino contro il nuovo coronavirus.

La Fondazione Jack Ma ha annunciato che donerà 100 milioni di yuan (14,4 milioni di dollari), come ha spiegato Jack Ma, fondatore del Gruppo Alibaba e della stessa fondazione. "Sappiamo bene che gli scienziati stanno correndo contro il tempo, non sarà un compito facile", ha dichiarato, aggiungendo che Alibaba Group fornirà alle istituzioni pubbliche di ricerca l'accesso gratuito a tutte le capacità di intelligenza artificiale necessarie per lo sviluppo di vaccini e nuovi farmaci per contrastare il nuovo coronavirus.

Il gruppo ha anche istituito un fondo speciale di 1 miliardo di yuan per le forniture mediche e una garanzia sanitaria fino a 500.000 yuan per gli operatori sanitari in prima linea nella lotta contro l'epidemia a livello nazionale.

Le imprese finanziate dall'estero hanno invece donato oltre 740 milioni di yuan (107 milioni di dollari) in contanti e beni per aiutare la lotta della Cina contro la nuova epidemia di coronavirus. Lo afferma Cao Hongying, vicepresidente esecutivo della China Association of Enterprises with Foreign Investment (CAEFI), citando statistiche incomplete.

A DICEMBRE PRIMI CONTAGI UOMO-UOMO - A questo proposito, il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie sta ricostruendo le prime fasi dell'epidemia. L'analisi, pubblicata sul New England Journal of Medicine, indica che i primi casi di trasmissione da uomo a uomo del coronavirus 2019-nCoV risalgono a metà dicembre e sono quindi precedenti perfino alla notifica dei primi casi dell'infezione. Inoltre, nelle prime fasi i contagi sono raddoppiati ogni 7,4 giorni.
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