(Teleborsa) -
Burocrazia eccessiva e
ritardi dei pagamenti della PA costano alle imprese
100 miliardi l'anno. La denuncia arriva dalla
CGIA, associazione che rappresenta le PMI e gli artigiani del Veneto.
LA MALABUROCRAZIA - Le PMI italiane sono quelle che hanno denunciato maggiormente la
complessità delle procedure amministrative a cui sono sottoposte: su dieci intervistati, nove hanno affermato di essersi trovati in grave difficoltà ogni qual volta hanno dovuto applicare le disposizioni richieste dai nostri uffici pubblici. Tra moduli da compilare, certificati da produrre e adempimenti da espletare, la nostra Pubblica Amministrazione (PA) continua ad alimentare la
malaburocrazia che nel nostro Paese ha ormai raggiunto una dimensione non più accettabile. "La stima del costo che incombe sul nostro sistema produttivo per la gestione dei rapporti con la PA ammonta a
57,2 miliardi di euro", afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo, ma il
conto sale a 100 miliardi se si aggiungono i mancati pagamenti da parte dello
Stato centrale e delle
Autonomie locali.
"I decreti Cura Italia, Liquidità e Rilancio non hanno finora innescato gli effetti positivi che tutti auspicavano. All'opposto, hanno generato confusione, disorientamento e tanta irritazione da parte dei lavoratori e delle imprese nei confronti delle istituzioni pubbliche", denuncia il segretario della CGIA
Renato Mason.
SMART WORKING NON EFFICIENTE - Molti osservatori speravano che con l’avvento dello
smart working la situazione potesse migliorare. Sembra, invece, che le cose siano andate diversamente. Con l’avvento del COVID, infatti, sono stati tantissimi i dipendenti pubblici che hanno iniziato a lavorare da casa. Secondo una recente indagine condotta da Promo PA Fondazione 6, c'è stata una
contrazione media della
produttività di questi lavoratori
del 30%.
MILANO E ROMA FRA LE PIU' COLPITE - La provincia dove il
costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione è
superiore a tutte le altre è
Milano con 5,77 miliardi di euro. Seguono
Roma con 5,37,
Torino con 2,43, Napoli con 1,97, Brescia con 1,39 e Bologna con 1,35 miliardi di euro. Le realtà imprenditoriali
meno "soffocate" dalla burocrazia sono quelle di
Enna (87 milioni di euro),
Vibo Valentia (82 milioni) e
Isernia (56 milioni di euro)
QUALI PROPOSTE? - La CGIA sollecita innanzitutto, di
diminuire le norme presenti nel nostro ordinamento e
semplificare le procedure per introdurre poi
controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo de
l silenzio- assenso, senza dimenticare che bisogna
digitalizzare tutti i soggetti pubblici. Infine, bisogna
depenalizzare il reato di abuso di ufficio che, purtroppo, “dissuade” tanti dirigenti pubblici ad apporre la firma, rallentando enormemente lo smaltimento delle pratiche nell’edilizia, nell’urbanistica e nel settore degli appalti. Per contro, vanno premiati i dirigenti/funzionari che si comportano correttamente e rendono efficienti le proprie aree di influenza: l’aumento della produttività, anche nel pubblico, va riconosciuto economicamente.