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Covid-19, Anac: "Con l'emergenza in calo valore degli appalti"

Spese in netta crescita, domanda si moltiplica. Rischio aumento prezzi e calo qualità forniture

Economia
Covid-19, Anac: "Con l'emergenza in calo valore degli appalti"
(Teleborsa) - A causa dell'emergenza sanitaria nel primo quadrimestre 2020 si è registrato un calo del 33% del valore degli appalti, pari a 18,6 miliardi di euro in meno, e del 24% per numero con, in totale, 22mila procedure di gara, per 23 miliardi, non ancora perfezionate. Il Nord ha perso circa il 50% rispetto all'anno scorso (-14 miliardi). Sul dato della flessione nazionale, pari a 18,6 miliardi, il Nord pesa per l'80%. La Regione più colpita è la Lombardia (-63%, pari a una flessione di circa 10 miliardi), mentre alcune Regioni nel primo quadrimestre 2020 hanno fatto addirittura registrare dati positivi, come il Lazio (+14%, pari a 550 milioni). È quanto emerge dalla relazione Relazione sull'emergenza Covid-19 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione presentata oggi alla Camera dei Deputati insieme al rapporto annuale del 2020.



Nel corso dell'emergenza epidemiologica, l'Autorità ha continuato a ricevere segnalazioni in merito a presunte criticità relative a procedure di gara o, più in generale, ad affidamenti, che, in alcuni casi, hanno riguardato forniture di beni o servizi rilevanti ai fini dell'adozione di misure di contenimento del contagio. Nel primo quadrimestre la Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp) detenuta dall'Anac ha registrato 61.637 procedure connesse all'emergenza sanitaria, per una spesa complessiva di 3 miliardi. La voce di spesa più significativa è quella relativa alla fornitura di dispositivi di protezione individuale (dpi), che da sola rappresenta quasi il 70% del totale: mascherine (oltre un miliardo, il 38%) e altri dpi come guanti, camici e visiere (942 milioni). Solo il 3% per i tamponi. La gran parte dell'importo, oltre 2 miliardi, è riferibile al periodo più critico dell'emergenza, ovvero quello compreso fra il primo marzo e il 10 aprile. La spesa legata all'emergenza Covid è stata gestita per poco più di un terzo a livello centralizzato nazionale (39%) e per la parte restante a livello regionale (61%). La spesa direttamente riferibile agli enti locali è invece del 4,5%.

In tale scenario, secondo quanto emerge dalla relazione, le principali criticità rilevate sono: l'abnorme lievitazione dei prezzi rispetto ai prezzi riconoscibili ante emergenza e forte variabilità degli stessi sul territorio nazionale; lo scostamento nella qualità e quantità delle forniture rispetto alle caratteristiche richieste; la retrocessione dell'aggiudicatario dall'offerta, mancata stipula del contratto, mancato avvio o interruzione della fornitura; ritardi rispetto al termine di consegna; il mancato possesso, da parte dell'affidatario, dei requisiti di ordine generale necessari per contrarre con la Pa.

"L'emergenza – spiega l'Anac – ha determinato, com'era prevedibile, un impatto molto rilevante sulla finanza pubblica. A questo dato, legato in parte alle naturali dinamiche del mercato connesse all'accaparramento di tali prodotti sullo scenario internazionale, non possono ritenersi estranei comportamenti speculativi e predatori da parte di soggetti variamente posizionati lungo la catena di fornitura, come già emerso da svariate indagini della magistratura". Secondo l'Autorità "è evidente, peraltro, che queste spese sono destinate ad una crescita consistente nel breve-medio periodo, visto che l'atteso riavvio delle attività dovrà essere supportato da una più ampia e capillare distribuzione di dispositivi di protezione individuale e dei sistemi di diagnosi. La domanda di tali beni potrebbe quindi attestarsi su valori multipli rispetto a quelli relativi al periodo già trascorso, impegnando una quota ancora più ingente della spesa pubblica nazionale".



























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