(Teleborsa) - Il commercialista che non tiene correttamente la contabilità sociale risarcisce al cliente non solo le sanzioni, ma anche le maggiori imposte pagate per sua negligenza. È quanto ha stabilito la
Corte di Cassazione con la
sentenza n. 22855 del 20/10/2020. Un provvedimento che
Matteo De Lise, presidente nazionale dell'Unione giovani commercialisti ed esperti contabili, ha annunciato di voler segnalare al
Cup (Comitato Unitario Professioni). "Questa sentenza – ha affermato
De Lise – ci sconcerta, stupisce e amareggia. Non ci sottraiamo al principio secondo il quale chi sbaglia paga, ma ci sembra paradossale essere arrivati al punto che, in caso di inadempimento contrattuale, la quantificazione del danno da risarcire al cliente comprenderebbe, oltre alle
sanzioni richieste dall'Agenzia delle Entrate, nella misura massima, anche le
maggiori imposte dovute dal cliente. Vogliamo ribadire che svolgiamo un'attività senza esclusive, soggetta alla concorrenza di altri competitor non obbligati a sostenere i nostri stessi costi legati a formazione, assicurazioni e iscrizioni all'Albo. Siamo, inoltre, alle prese con un quadro normativo sempre in evoluzione e corredato da una infinità di circolari, risoluzioni e di ritardi nell'emanazione dei decreti e dei modelli ministeriali. Appare quasi scontato che in questa giungla noi non abbiamo un margine di errore. E se errore viene compiuto, spesso è dettato dall'incertezza della norma, dalla lentezza nell'interpretazione dell'amministrazione finanziaria, dai ritardi dei clienti. Non di certo dalla nostra incompetenza".
De Lise sottolinea come "a pagare, in questo Paese, è sempre e comunque il commercialista". Da qui la richiesta di "maggiori tutele e maggior rispetto per noi e per i nostri clienti, al fine – conclude il presidente dell'Ungdcec – di poter svolgere l'attività con strumenti certi che ci consentano di esprimere la professionalità e la competenza che ci rappresentano".