(Teleborsa) - Ingressi scaglionati, test antigenici a tappeto e scrutini anticipati al primo giugno. Il governo è alle prese con i nodi legati alla
riapertura di tutte le
scuole in presenza a partire dal
26 aprile per le
zone gialle (per le zone rosse e arancioni si punta ad allargare il ritorno a scuola fino alla terza media, oggi si è infatti fermi alla prima media). Le maggiori difficoltà – sottolineate anche dalle Regioni – sono quelle degli
spostamenti casa-scuola, soprattutto per i ragazzi delle superiori che utilizzano maggiormente i mezzi del trasporto pubblico.
A Palazzo Chigi si punta forte sugli
ingressi scaglionati dalle 8 alle 10 del mattino che darebbero la possibilità di alleggerire il carico degli autobus pubblici – già costretti a viaggiare con una limitazione alla capienza del 50% – e sull'utilizzo di mezzi di
operatori privati attingendo ai fondi destinati al potenziamento della flotta del tpl (circa 390 milioni di euro). In molti casi, però, le risorse devono ancora essere assegnate agli enti locali. Il presidente della Regione Veneto,
Luca Zaia, ha proposto che in assenza di mezzi reperibili sul mercato sia resa facoltativa la presenza in aula oppure sia ridotta la presenza dei ragazzi a scuola fino al 60-70%.
L'Associazione dei presidi ha fatto sapere però che un altro problema è quello degli
spazi a scuola. Molti istituti in fatti non sarebbero in grado di assicurare il corretto
distanziamento all'interno delle aule con il rischio di
sovraffollamento degli stessi. Per ovviare a tale problema il ministero dell’Istruzione sta preparando una circolare che ricorderà alle scuole cosa è possibile fare per evitare assembramenti: oltre ai già citati ingressi scaglionati, ore da 50 minuti,
didattica digitare integrata e
turnazione, tutte soluzioni sulla falsariga dei modelli organizzativi fissati lo scorso settembre.
Per contenere i rischi di contagi tra i banchi il governo è invece al lavoro su un
piano di tamponi a campione. "L’immunità per tre quarti del personale scolastico e un programma di test salivari rapidi sugli studenti renderanno la scuola ancora più sicura – ha assicurato
Sergio Abrignani, immunologo dell'università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus – i
test salivari non sono invasivi come i tamponi nasali. Sono antigenici, quindi rapidi, e molto semplici da eseguire. Danno il risultato in 5 minuti. Non sono ovviamente precisi come i tamponi molecolari, ma per gli screening su grandi numeri sono un aiuto valido". "Possiamo pensare a test ripetuti
una o due volte alla settimana su tutti gli studenti», ha aggiunto sottolineando che oramai la capacità produttiva a livello mondiale c'è.