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Ungdcec, De Lise: "Commercialisti non si sentono adeguatamente rappresentati"

Dal sondaggio realizzato dall'Unione nazionale giovani dottori commercialisti, su duemila professionisti, emerge che il 96 per cento è insoddisfatto di come viene percepito oggi il ruolo del dottore commercialista

Economia
Ungdcec, De Lise: "Commercialisti non si sentono adeguatamente rappresentati"
(Teleborsa) - I dottori commercialisti in Italia, nell'ultimo anno, non si sono sentiti adeguatamente rappresentati. È quanto emerge dal sondaggio "La professione che vorrei" dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti, al quale hanno risposto finora oltre duemila professionisti. "Un campione significativo, – commenta l'Ungdcec in una nota – che ha espresso il suo disappunto per quanto accaduto negli ultimi dodici mesi. Risultati attesi ma non con queste dimensioni".

Nel dettaglio soltanto l'8 per cento dei commercialisti si è sentito adeguatamente rappresentato dal Consiglio Nazionale. Il sondaggio evidenzia anche come il 78 per cento dei dottori commercialisti sia poco o per niente soddisfatto dell'operato del Consiglio Nazionale, e alla domanda su come si può superare l'attuale conflittualità interna della categoria, l'84 per cento chiede di mettere da parte gli interessi di parte e come sia necessario un cambio di governance.

"Il sondaggio – commenta Matteo De Lise, presidente dell'Ungdcec – mira a dare un'idea di quanto avvenuto in Italia nel pianeta commercialisti. I risultati sono evidenti: i colleghi non sono soddisfatti di come viene percepito il ruolo del dottore commercialista, imputano il mancato raggiungimento di risultati tangibili a un difetto di interlocuzione con la politica e alla troppa conflittualità interna. Per il rilancio chiedono di intervenire sulle specializzazioni e sulla esclusività nella professione".

Per l'Ungdcec il rilancio della categoria richiede "discontinuità nella governance, maggior efficacia comunicativa e superamento degli interessi di parte, concentrandosi su aspetti chiave quali la lotta all'abusivismo, tariffario, equo compenso, specializzazioni ed esclusive e intervenendo sul decreto legislativo 139/2005, ritenuto da riformare per il 90 per cento dei duemila professionisti che hanno aderito al sondaggio".

"Oltre a questi dati conclude De Lise – emerge anche una critica all'attività dei sindacati di categoria a cui molti colleghi chiedono maggiore rappresentanza e incisività. È questo un dato che ci fa riflettere e che non può che spingerci a migliorare ulteriormente il nostro lavoro e il nostro impegno per continuare a tutelare la nostra professione sui vari tavoli di interesse".




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