(Teleborsa) -
Il limite del
60% ai livelli di
debito-PIL degli
Stati, fissato dal
Patto di Stabilità e di
crescita, oggi "
non serve più", perchè i Paesi dell'
area euro sono in grado di
sopportare livelli di
indebitamento anche
più elevati.
Lo ha sostenuto il direttore del MES, il
fondo anticrisi europeo, il tedesco
Klaus Regling, intervenendo a uno dei panel di discussione durante la conferenza annuale della Banca europea degli investimenti. Si parlava di regole di bilancio, debiti pubblici e politica monetaria, e inevitabilmente buona parte della discussione si è concentrata sulla
riforma del Patto di Maastricht, che dopo una pausa nel pieno della crisi pandemica ha visto la
discussione ripartire nei mesi scorsi. "La
questione chiave è dove possiamo trovare consenso - ha detto Regling - perchè ci serve consenso per cambiare le regole. Ora però ci sono anche ragioni di fondo in più per una revisione, perchè a seguito della
crisi si parte da livelli di debito più alti e il
declino dei tassi a lungo termine andato avanti per decenni ci consente cambiamenti al Patto".
"L'obiettivo primario resta quello della
sostenibilità dei debiti di tutti i Paesi - specifica -. Ma direi che siamo fortunati, perchè oggi la capacità di sopportare
debiti dei nostri Paesi è più elevata". E per questo "penso che il limite al debito-Pil del 60% non sia più necessario, penso che oggi possa essere più alto". Si tratta di un elemento rilevante perchè questa soglia limite del debito-Pil è usata come riferimento per stabilire, da parte della Commissione europea, sulla base delle attuali regole del Patto, percorsi di rientro dei paesi sul medio termine, per evitare procedure di infrazioni. E le norme attuali stabilirebbero l'obbligo di effettuare una riduzione pari a un ventesimo l'anno della parte di debito eccedente questa soglia del
60% del PIL. Che nel caso italiano, partendo dai livelli di debito-Pil post crisi pandemica, sarebbe uno
sforzo correttivo enorme e con ogni probabilità autodistruttivo per l'economia.
Ad ogni modo "ci sono anche motivi di cautela - precisa il capo del Mes -. I
tassi saliranno rispetto ai livelli attuali, anche se non drammaticamente, ma saliranno con la
normalizzazione della politica monetaria. E i costi dovuti all'invecchiamento delle popolazioni e ai cambiamenti del
clima non sono pienamente tenuti in conto. Infine, i Paesi devono essere pronti
per le prossime crisi".