(Teleborsa) - Dopo l'inedita esperienza del collaborazionismo contro la pandemia,
l'Europa torna a dividersi con la guerra in Ucraina e le scelte di politica economica e monetaria. Divisioni che vedono contrapposti il centro Europa e la sua periferia, i fautori del rigore ad ogni costo e coloro che propendono per una politica più accomodante, insomma l'eterna
lotta fra "falchi" e "colombe".
E' in questo scenario, complicato da
un'inflazione galoppante e dai ben noti colli di bottiglia alle catene di approvvigionamento, che
scende in campo la BCE, per tentare di frenare un'inflazione divampata con l'aumento del prezzo del gas e del petrolio. Una piaga causata dal conflitto ad Est e dalle sanzioni imposte dall'Occidente alla Russia, con il relativo e recente embargo sul petrolio.
L'Eurotower ha le mani legate al suo mandato: la
stabilità dei prezzi. Questo è il motivo per cui l'Istituto guidato da Christine Lagarde si è risolto a seguire il
copione scritto dalla Fed ed ha avviato una
svolta della politica monetaria, più che caldeggiata dai falchi del Nord Europa. Il Consiglio direttivo ieri ha confermato l
'immediato il ritiro del QE, mentre un
rialzo dei tassi, il primo in 11 anni, sarà annunciato il
prossimo mese. Nulla di preciso si è deciso circa lo
scudo anti-spread tanto che il mercato ha spinto in alto i differenziali in Europa (
Spread BTP-Bund vicino a 230 punti).
Una vittoria dei falchi? Mentre a Francoforte la linea del rigore prende corpo,
torna in auge l'asse Roma-Parigi dopo l'incontro fra il Premier italiano Mario Draghi ed il Presidente francese Emmanuel Macron. Uniti da una comune visione dell'Unione i due leader sostengono la proposta di
adozione di una politica economica comune, sul modello del Recovery Fund, che preveda
nuovi prestiti Ue a basso costo per affrontare questa nuova crisi e l'adozione di un
pacchetto di misure per frenare la crisi energetica compresa la fissazione di un
tetto al prezzo del gas. Proposte che saranno difficili da far digerire ai rigoristi.