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Acciaierie d'Italia (ex Ilva) nella bufera: sindacati proclamano sciopero

Economia
Acciaierie d'Italia (ex Ilva) nella bufera: sindacati proclamano sciopero
(Teleborsa) - La vicenda ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia torna di grande attualità con una nuova protesta, dopo che la multinazionale ArcelorMittal ieri ha intimato alle 145 aziende appaltatrici di lasciare i cantieri, nello sconcerto generale, senza fornire alcuna indicazione sul futuro dello stabilimento e dell'indotto.

"Il governo è in campo, aspettiamo risposte immediate dall'azienda", aveva detto ieri il Ministro delle Imprese e del Made in Itali, Adolfo Urso, convocando per oggi alle 12, al Ministero, un tavolo con tutti gli attori della vicenda: sindacati dei lavoratori, imprese appaltatrici, l'azienda, rappresentanti delle regioni coinvolte (Puglia, Liguria, Piemonte, Lombardia), Confindustria Taranto, commissari ex Ilva in As, Invitalia ed il ministero del Lavoro.

"Facciamo tutti parte della stessa nave e remiamo tutti nella stessa direzione: salvare la siderurgia italiana", ha ribadito oggi il Ministro Urso al termine dell'incontro, aggiungendo "abbiamo ricostituito il sistema con tutti gli attori, consapevoli che occorre delineare la politica industriale, di cui la siderurgia è un asset strategico. Insieme come sistema Italia potremmo meglio far valere il nostro interesse nazionale nel confronto con l'azienda che poi è espressione di uno dei più grandi attori globali nel settore siderurgico".

Ma i sindacati Fim, Fiom, Uilm restano sul sentiero di guerra ed hanno proclamato per lunedì 21 novembre 4 ore di sciopero presso tutti gli stabilimenti del gruppo, rilevando che l'incontro di oggi a Roma " non ha consentito di fare concreti passi avanti" per l'assenza dell'azienda al tavolo.

"È necessario scioperare per fermare l’agonia del gruppo in Italia e per tornare a negoziare il rilancio del lavoro, la tutela dell’occupazione, le condizioni di salute e sicurezza, il risanamento ambientale e l'innovazione delle produzioni", spiegano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, aggiungendo "si rischia semplicemente di accompagnare il declino e la fermata di tutti gli impianti e di tutti gli stabilimenti, che versano in pessime condizioni per la mancanza di investimenti e di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, tanto che alla fine del 2022 saranno prodotte circa 3 milioni di tonnellate di acciaio".

Le associazioni dei lavoratori chiedono, fra le altre cose, che lo Stato nazionalizzi l'azienda o ne assuma il controllo e la gestione, utilizzando le risorse già stanziate (1 miliardo di euro) per riequilibrare gli assetti societari senza attendere la scadenza del 2024, e si faccia carico del rilancio della stessa, anche attraverso la costituzione di un tavolo permanente con i soggetti interessati, che l'azienda ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell'indotto e che sia confermata, da parte del Ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in A.S..


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