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Confcommercio, allarme usura: 31mila piccole aziende a rischio

Economia
Confcommercio, allarme usura: 31mila piccole aziende a rischio
(Teleborsa) - Sono 31mila le piccole aziende del commercio e dei pubblici esercizi, oggi, ad elevato rischio usura. A lanciare l'allarme è Confcommercio in occasione della Giornata "Legalità ci piace!". "Con un buon grado di fiducia – ha spiegato il direttore dell'Ufficio Studi dell'Associazione, Mariano Bella, in merito alle piccole aziende del settore a rischio usura – questo numero si colloca tra 26mila e 46mila attività produttive".

Ingenti anche i costi dell'illegalità: abusivismo, ma anche contraffazione e taccheggio hanno eroso alle imprese, in termini di mancato fatturato, ben 23,7 miliardi di euro nel 2022. Considerando anche i costi per assicurazioni e spese difensive di vario generale la cifra sale a 33,6 miliardi. In totale i posti di lavoro regolari a rischio sono 268mila.

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha voluto ricordare che questa giornata " è fatta per respingere la solitudine degli imprenditori di fronte a fenomeni che sembrano sempre più grandi di loro: contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura e criminalità organizzata. Agli imprenditori di tutta Italia diciamo, da dieci anni a questa parte, 'non siete soli'".

"I fenomeni criminali, in particolare quelli come l’usura - ricorda Sangalli - si nutrono delle crisi, personali e sociali. Gli strascichi dell’emergenza pandemica, la crisi dei costi energetici, l’inflazione, il ribaltamento dei mercati finanziari, rappresentano un vero e proprio detonatore dell’usura. Anche per questo, quando chiediamo moratorie, fiscali e creditizie, non chiediamo 'salvagenti' per le imprese, ma strumenti che possono essere decisivi per non appigliarsi altrove, sulla 'pinna' della criminalità organizzata".

Il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha presentato un'indagine su usura e fenomeni illegali e sulla percezione e i costi per le imprese del terziario di mercato. L'usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9%) seguito da abusivismo (21,3%), estorsioni (20,1%) e furti (19,8%).

Il trend è più marcato al Sud e nel commercio al dettaglio non alimentare dove si registrano percentuali più elevate e dove, in particolare, l'usura è indicata in aumento da oltre il 30% delle imprese. A Roma questo fenomeno è segnalato in crescita dal 28,5% degli imprenditori.

Più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3% ne ha conoscenza diretta. Il ''sentito dire'' è decisamente più elevato al Sud (31,1%), a Palermo (31,9%), tra le imprese dei trasporti (29%) e del commercio al dettaglio non alimentare (26,4%), per i bar (26%).

Il 16,5% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Una preoccupazione che è più accentuata al Sud (18,1%), a Palermo (19,8%), nel commercio all'ingrosso (18,4%) e al dettaglio non alimentare (18,3%). Di fronte all'usura e al racket il 59,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 30,1% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 5,3% pensa di non poter far nulla. Questi dati sono significativamente più marcati al Sud.


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