(Teleborsa) - L’
Unione Europea si prepara ad
aumentare e migliorare le proprie spese per la difesa, non solo per rafforzare la sicurezza interna, ma anche per
rispondere alle pressioni del presidente americano Donald Trump, che ha minacciato di
ridurre i fondi alla NATO. Questa svolta strategica è stata al
centro dei recenti incontri a Bruxelles e Strasburgo, con un coro unanime di leader europei a favore di un approccio più deciso.
Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’UE per la Politica di sicurezza, ha ribadito l'urgenza di aumentare gli investimenti in difesa per contrastare i rischi rappresentati dalla Russia e da altre minacce globali. Intervenendo alla Conferenza annuale dell’Agenzia europea per la difesa, ha sottolineato che le decisioni di oggi avranno impatti a lungo termine: "Abbiamo soldi e persone, ma non abbiamo tempo. Dobbiamo prepararci".
Il
commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, ha proposto un impegno concreto: destinare tra il 5 e il 6% del PIL alla difesa nei prossimi anni. Ha avvertito che la Russia, con l’appoggio di alleati come Corea del Nord, Iran e Cina, potrebbe intensificare le sue aggressioni, e che l’Europa deve dotarsi di un sistema di difesa integrato e interoperabile per affrontare le sfide future. Anche il
premier polacco Donald Tusk, presidente di turno dell’UE, ha ribadito
la necessità di aumentare la spesa per la sicurezza, citando l’impegno del proprio Paese che già dedica il 5% del PIL alla difesa. Ha sottolineato che il futuro dell’Europa dipende dalla capacità di essere autonoma e pronta a difendersi, con o senza il supporto degli alleati.
Entrambi i leader hanno evidenziato
l’importanza di superare la frammentazione nel settore della difesa europea, puntando su produzione e acquisti congiunti, come dimostrato dal successo del programma Edirpa. Questo approccio ha già portato a un investimento complessivo di 11 miliardi di euro, migliorando le capacità militari dell’UE.
A fare da contraltare al dibattito sulla difesa, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha lanciato un monito dal World Economic Forum di Davos, mettendo in guardia contro il crescente potere delle Big Tech. "La
tecnologia che doveva liberarci è diventata uno strumento di oppressione, con le élite che si ritengono al di sopra della legge," ha dichiarato, esprimendo preoccupazione per i rischi che questo scenario comporta per la democrazia.
Con una rinnovata consapevolezza strategica,
l’Europa si prepara a ridefinire le sue priorità per affrontare un panorama globale sempre più complesso e competitivo.