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Vendite al dettaglio, la preoccupazione di consumatori e imprese

Economia
Vendite al dettaglio, la preoccupazione di consumatori e imprese
(Teleborsa) - I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio del mese di dicembre evidenziano a livello tendenziale un aumento a valore del +0,6% e a volume del +0,1%.

"Dati sconfortanti – ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori –. Gli italiani nel 2024 sono stati costretti a una dieta forzata e a stringere la cinghia per far fronte all'inflazione e al caro bollette, riducendo persino il cibo acquistato, ossia la spesa obbligata per eccellenza". "Nel 2024 le vendite alimentari in volume sono scese dell'1% rispetto al 2023, anche se poi l'inflazione crea l'illusione ottica di un rialzo dell'1,5%. Insomma, le famiglie hanno pagato di più per mangiare l'1% in meno", ha aggiunto.

Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti, – ha sottolineato che, "al netto dell’inflazione, le famiglie hanno ridotto gli acquisti di cibi e bevande per complessivi 1,6 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, subendo una vera e propria dieta forzata”. "Gli italiani stanno subendo le tensioni al rialzo nei listini al dettaglio dei generi alimentari, con molte voci che nel 2024 hanno registrato rincari a due cifre – ha aggiunto Melluso -. Per questo sollecitiamo ancora una volta il Governo ad intervenire, anche tramite Mister Prezzi, adottando misure tese ad accelerare la discesa dei prezzi al dettaglio, combattere le speculazioni e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, in modo da far ripartire i consumi e sostenere commercio ed economia".

L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, ha rilevato "una progressiva e sempre più grave riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); un taglio dei consumi di frutta e verdura (-2,4%); una ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51% dei cittadini); un aumento degli acquisti presso i discount (+12,1%)".

"Il Natale dà una spinta al commercio a dicembre, ma la ripresa di fine anno esclude le piccole superfici. E l’ultimo mese dell’anno consegna ai negozi l’ennesimo dato negativo, con un calo delle vendite in valore nel mese del -1,5% rispetto a dicembre 2023, e del -0,4% nell’intero 2024. Un andamento asfittico che, secondo le nostre stime, corrisponde a un vero e proprio tracrollo del -1,5% delle vendite in volume", ha commentato Confesercenti. La conseguenza non può che essere quella di una ulteriore spinta al processo di desertificazione commerciale che da anni investe i nostri centri urbani: un avanzamento confermato anche nel 2024 dai dati di natimortalità delle imprese del commercio, che registrano in media nell'anno una sola apertura per ogni tre negozi che cessano definitivamente l’attività", ha aggiunto.

"Il 2024 si è concluso con un andamento a volume dei consumi al di sotto delle aspettative, in particolare nella parte finale dell’anno, un periodo che incide significativamente sui risultati delle imprese. Questa debolezza sottolinea la necessità di un cambio di passo per rilanciare i consumi, elemento fondamentale per le prospettive di crescita del tessuto economico del Paese. È quindi essenziale recuperare fiducia, sebbene si intravvedano alcuni segnali positivi all'inizio del nuovo anno, e continuare a sostenere la domanda interna, con interventi mirati a supportare i redditi, soprattutto per le fasce più vulnerabili", ha commentato Federdistribuzione.

"Il recupero registrato dalle vendite nel mese di dicembre rappresenta un segnale positivo. Le cautele sull’interpretazione di questo rimbalzo dopo un bimestre difficile sono d’obbligo, atteso che la variazione tendenziale è molto esigua. D’altra parte, considerando le vendite a volume occorre precisare che, al netto delle naturali oscillazioni mensili, mentre il primo semestre del 2024 si è collocato al di sotto dei livelli di spesa del 2023 (-1,2%), il secondo semestre mostra una variazione tendenziale di +0,3%. Il processo di riallineamento dei consumi al favorevole andamento del reddito reale comincia a manifestarsi, sebbene con lentezza e troppo moderata intensità. Gli elementi puntuali di criticità riguardano alcuni segmenti di consumo come alimentari, abbigliamento e calzature, mobili. Da sottolineare anche il permanere di dinamiche negative degli acquisti presso le imprese di minori dimensioni", è invece la lettura dell’Ufficio Studi di Confcommercio.

(Foto: Alexas_Fotos da Pixabay )
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